Cosa dicono di noi le emoji che verranno introdotte da marzo. Ah, ci sono anche i dodo
Ideogramma, secondo la Treccani: «simbolo grafico che non rappresenta un valore fonologico, bensì un’idea». In Occidente, dove per scrivere si usano i caratteri latini, questa parola è sempre stata associata a lingue lontane nel tempo o nello spazio. Fino all’arrivo delle emoji.
Gli antichi egizi usavano gli ideogrammi con i loro geroglifici, oggi giapponesi e cinesi continuano ad usarli, anche se le immagini e le idee a cui i loro caratteri fanno riferimento sono ormai parecchio stilizzati.
I nostri ideogrammi intanto continuano ad aggiornarsi. Il consorzio Unicode, che si occupa di regolare il linguaggio informatico usato per la scrittura dei testi, ha annunciato che dal 10 marzo verranno introdotte 117 nuove emoji.
Emoticon o emoji? Breve storia degli ideogrammi moderni
Da quando l’informatico statunitense Scott Fahlman ha introdotto nel 1982 la prima emoticon il nostro linguaggio è cominciato a cambiare. Quei tre caratteri, :-), sono diventati sempre più frequenti fino a trasformarsi nelle emoji, piccoli pittogrammi che rappresentano azioni, luoghi, espressioni del viso o professioni.
A volte vengono usate con il loro significato, altre volte gli utenti le sfruttano per colmare alcune lacune. L’uso smodato del simbolo della pesca su Instagram non coincide ad esempio con una rinnovata passione per questo frutto. Lo stesso consorzio Unicode ha spiegato che quello delle emoji: «Non è un linguaggio, ma è plausibile che si possa trasformare in qualcosa di simile».
Le nuove emoji, e l’attenzione alle tematiche Lgbtq+
Nel 2016 il consorzio Unicode ha introdotto l’emoji della bandiera arcobaleno che rappresenta il movimento Lgbtq+. Da qui è cominciata a maturare un’attenzione sempre maggiore per rendere il linguaggio delle emoji il più inclusivo possibile. Sono arrivate le coppie e le famiglie omosessuali e ogni professione è stata rappresentata con una figura maschile e una femminile.
Con le emoji che verranno rilasciate a marzo, il consorzio farà un passo in più verso questa direzione. C’è l’immagine di un uomo che allatta un neonato con un biberon, c’è quella di un Babbo Natale unisex e ancora quella di un uomo con il velo da sposa.
Tematiche inclusive a parte, il consorzio Unicode ha deciso di inserire anche uno dei meme che negli ultimi anni ha rappresentato di più gli italiani: la mano con le dita congiunte insieme in quel gesto che Emilio Gadd aveva definito così:
Raccolte a tulipano le cinque dita della mano destra, altalenò quel fiore nella ipotiposi digito-interrogativa tanto in uso presso gli Apuli
Il consorzio ha identificato questo gesto con la domanda «Ma che vuoi?». Da segnalare anche l’introduzione di due animali estinti: il mammut e il dodo.
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