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Crac Popolare di Bari, arrestati il presidente Jacobini e figlio. Il pm: trasferiti sui conti delle mogli 5,6 milioni di profitti illeciti

31 Gennaio 2020 - 09:49 Redazione
Nonostante avessero formalmente perso ogni carica, i vertici erano stati in grado di controllare ancora le scelte della banca

Stati arrestati all’alba gli ex vertici della Popolare di Bari, a cominciare da Marco a Gianluca Jacobini, rispettivamente ex presidente e numero due dell’istituto di credito. I due sono finiti ai domiciliari, così come Elia Circelli, ex responsabile della Funzione bilancio e amministrazione della Direzione operations.

Il gip Francesco Pellecchia ha accolto l richieste del procuratore aggiunto Roberto Rossi e del sostituto Federico Perone Capano notificando l’interdizione per un anno dalle funzioni bancarie e dalla dirigenza di società anche per Vincenzo Figarola De Bustis, amministratore delegato della Popolare di Bari fino al comissariamento dello scorso dicembre ordinato da Bankitalia.

In tutto sono dieci gli indagati dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Bari, come riportano Repubblica e il Sole 24 ore. I quattro manager sono accusati, a vario titolo, di falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza, per le false comunicazioni fornite agli organi di vigilanza Consob e Banca d’Italia. Indagato anche l’altro figlio di Jacobini, Luigi, oltre a Giorgio Papa, ex amministratore delegato di PopBari, Roberto Pirola e Alberto Longo, ex presidenti del Collegio sindacale, Giuseppe Marella, ex Responsabile dell’Internal Audit.

Contestualmente alla notifica della misura, sono in corso 17 perquisizioni presso le abitazioni e gli uffici di Bari, Roma, Milano e Bergamo dei quattro destinatari della misura e di altri sei responsabili dell’Istituto di credito, di cui quattro indagati nello stesso procedimento. La Gdf sta perquisendo anche la direzione della Banca Popolare di Bari dove risultano alcune cassette di sicurezza nella disponibilità dell’ex presidente Marco Jacobini.

I bonifici poche ore prima del commissariamento

Marco e Gianluca Jacobini poche ore prima il commissariamento della banca avrebbero messo «in atto condotte di occultamento dei profitti illeciti» trasferendo dai loro conti correnti, cointestati alle rispettive mogli, somme per complessivi 5,6 milioni.

È uno dei particolari che motivano le esigenze cautelari per i due ex amministratori della Banca Popolare di Bari, oggi arrestati. Il trasferimento dei fondi sarebbe avvenuto il 12 e il 13 dicembre scorsi. BpB è stata commissariata il 13 dicembre.

I commissari straordinari Enrico Ajello e Antonio Blandini, che il 13 dicembre hanno preso in mano la gestione dell’istituto di credito, hanno depositato il 18 dicembre in Procura note della “Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia”.

Nelle note si evidenziano cinque segnalazioni di operazioni sospette del 12 e 13 dicembre, relative al trasferimento verso Banca Sella «di ingenti fondi detenuti presso la BpB» con decine di assegni circolari e bonifici intestati a familiari o a società a loro riconducibili, un’agenzia Allianz e la Società Agricola Masseria Donna Giulia srl.

«Trattasi di operazioni poste in essere nella imminenza della formalizzazione del commissariamento (e tutt’ora in corso) – si legge negli atti – che dimostrano l’intenzione di sottrarre i profitti illeciti ad eventuali operazioni di sequestro da parte dell’autorità giudiziaria». Negli atti si evidenzia, inoltre, che «i dirigenti, benché dimessisi o rimossi da precedenti incarichi di vertice presso la Banca Popolare di Bari a causa delle evidenti responsabilità emerse a loro carico, risultano tutti ricoprire, a vario titolo, numerose cariche o rappresentanze in diversi soggetti giuridici operanti nel settore bancario, assicurativo e dei servizi a sostegno delle imprese».

In particolare emerge il ruolo di procuratore della Allianz Spa ricoperto da Marco Jacobini, rappresentante legale anche di altre due banche fuse per incorporazione vent’anni fa nella BpB, e quelli di Gianluca Jacobini ed Elia Circelli nella Cassa di risparmio di Orvieto spa, banca appartenente al gruppo BpB. «Tale situazione – si legge nell’ordinanza – pone gli indagati non solo in condizione di poter potenzialmente reiterare i reati contestati, ma anche di poter eventualmente porre in essere condotte tese ad un inquinamento probatorio».

«Jacobini governava la banca con lo sguardo»

«Marco Jacobini governava la banca con lo sguardo». È una delle rivelazioni fatte agli inquirenti della Procura di Bari che indagano sulla malagestione della Popolare di Bari da Benedetto Maggi (vice responsabile della Direzione Crediti). Sentito il 17 dicembre 2019, il testimone ha spiegato «l’attuale potere di fatto della famiglia Jacobini».

Stralci delle sue dichiarazioni sono riportati nell’ordinanza di arresti domiciliari notificata oggi a Marco e Gianluca Jacobini. «Appare evidente – si legge negli atti – che la struttura della banca è ancora sottoposta al controllo di fatto della famiglia Jacobini. Appare pertanto necessario e urgente impedire che tale potere illecito impedisca il risanamento della Banca con i devastanti effetti sull’economia meridionale. In particolare il potere di fatto della struttura imprenditoriale impedirebbe l’emersione dei dati contabili necessari per identificare le cifra necessarie per il risanamento della banca».

Il maxistipendio nonostante il crac

Marco Jacobini nel 2018 avrebbe percepito redditi per oltre 3 milioni di euro da Banca Popolare di Bari, di cui era presidente e amministratore di fatto. Negli atti, con riferimento ai 3 milioni di euro percepiti dall’ex presidente, si parla di importo «smisurato soprattutto con riferimento alle funzioni svolte all’interno della Banca e se rapportato alla situazione di grave dissesto patrimoniale della banca».

Si ricorda anche che quel compenso è anche oggetto di una delle contestazioni di ostacolo alla vigilanza di Banca d’Italia, tuttavia non riconosciuta dal gip in quando «condotta meramente omissiva, non accompagnata da alcun mezzo di natura fraudolenta».

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