M5S, sei parlamentari espulsi per i mancati rimborsi: «Chi non rispetta le regole va allontanato»
Il M5S ha espulso sei parlamentari in seguito all’istruttoria sui ritardi sulle rendicontazioni dei probiviri. Si tratta dei deputati Nadia Aprile, Michele Nitti, Flora Frate, Massimiliano De Roma, Santi Cappellani e il senatore Alfonso Ciampolillo. L’annuncio è arrivato dal Blog delle Stelle, organo ufficiale del Movimento. Si legge nel post che informa delle espulsioni: «Rendicontare le spese e restituire le eccedenze degli stipendi è per noi un onere e un onore. Un chiaro impegno preso coi cittadini».
Al di là dei 6 espulsi, si sottolinea come «sul totale di 30 casi aperti, alcuni portavoce hanno controdedotto in merito ai rilievi posti loro dal Collegio dei Probiviri, il quale, riscontrata la buonafede e la volontà di adempimento, ha intrapreso un dialogo per risolvere positivamente i casi». «La civile convivenza è basata sulle regole – si legge nel post – e chi non le rispetta va allontanato».
Mano pesante quella dei probiviri ma, in realtà, a livello numerico le 6 espulsioni hanno effetti sopportabili per la maggioranza. Alla Camera, infatti, dei 5 deputati espulsi in 4 già avevano lasciato il Movimento: Aprile, Cappellani, De Toma e Nitti, nel corso del mese di gennaio, hanno dato il loro polemico addio al Movimento. Unica espulsa, oggi, è quindi Flora Frate.
Al Senato, dove i numeri della maggioranza sono risicati, l’unico “cacciato” è Lello Ciampolillo. La sua espulsione era nell’aria e Ciampolillo, nei giorni scorsi, aveva attaccato il programma di governo sulla Puglia (la sua Regione) motivando così le mancate restituzioni.
La deputata Flora Frate ha commentato su Facebook il provvedimento: «Da poco mi è stata comunicata l’espulsione dal Movimento 5 Stelle. Proprio oggi. Ne prendo atto e mi spiace. Per loro, si intende. Devo al M5S un atto di fiducia nei miei confronti, che io ho provato a ricambiare portando nel Movimento proposte, contributi, argomenti, sensibilità. Ma questo, mi pare palese, non è servito ad essere considerata una risorsa; si preferisce, credo, un esercito di silenti esecutori».
«Trovo disgustoso che, tra le motivazioni a sostegno del provvedimento di espulsione, si annoverino mie presunte assenze – spiega Frate -. E non solo per una specifica condizione di diritto che mi consente di fruirne, ma, ancor di più, per la totale mancanza di rispetto del nostro lavoro. Un parlamentare non è un dipendente del partito, ma rappresenta la Nazione intera».
«Il nostro dovere – continua – è quello di non perdere il contatto coi territori, non abbandonare la gente, irrobustire il confronto e sperimentare ostinatamente la ricerca della sintesi. Qualcuno, invece, ritiene che si debba starsene rintanati negli uffici romani. E gli effetti si vedono».
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