Il nuovo coronavirus diventerà più forte? I due scenari di «Nature» sulla possibile evoluzione dell’epidemia
Il nuovo cononavirus per ora è risultato mortale solo in Cina, prevalentemente si trattava di pazienti con altre patologie che ne avevano indebolito il sistema immunitario. The Lancet ha pubblicato recentemente uno studio epidemiologico, evidenziando che l’età media dei pazienti sarebbe di 55 anni.
In Cina sono tutti adulti, al momento non risultano bambini. Un particolare fatto notare in un recente post da Pier Luigi Lopalco, presidente di Patto trasversale per la scienza.
«Dove sono i bambini? -chiede lo Lopalco – Come mai tutte le infezioni respiratorie colpiscono prevalentemente i bambini mentre i casi riportati da coronavirus sono tutti negli adulti? Nella epidemia da novel-CoV in Cina la diffusione fra i bambini può essere stata rallentata dalla chiusura delle scuole.
Ancora una volta, aspettiamo dettagli maggiori sui casi che si presentano con pochi sintomi. È lì la chiave per capire se la pandemia può essere o no arrestata».
Intanto Nature, con un articolo firmato da Dyani Lewis, rende noti due scenari possibili dell’evoluzione dell’epidemia. Indispensabili da conoscere, per contenere la diffusione del novel-CoV nel mondo.
Il principale “campo di battaglia”: Wuhan in Cina
Intanto la Cina blocca le città dove sono stati individuati i focolai dell’epidemia, mentre ci si affanna a produrre nuovi studi a tempo di record, sulla base dei dati che man mano vengono messi a disposizione dei ricercatori. Come il primo studio epidemiologico sulla trasmissione uomo-uomo del virus, pubblicato da una delle più prestigiose riviste di settore: il New England Journal of Medicine.
Sulla base delle informazioni raccolte, riguardanti 425 pazienti, «ci sono prove che la trasmissione da uomo a uomo è avvenuta attraverso stretti contatti dalla metà di dicembre 2019 – scrivono i ricercatori nella conclusione -. Saranno necessari sforzi considerevoli per ridurre la trasmissione e controllare i focolai, se dinamiche simili si applicassero altrove».
Due scenari: uno peggiore e l’altro meno
Ecco quindi gli scenari presentati da Nature. Il peggiore: dal momento che oggi contiamo in tutto il mondo più di novemila casi, è possibile calcolare che l’epidemia, diffondendosi ulteriormente, possa produrre dai 39mila ai 190mila casi. C’è anche chi teme che la rapidità della diffusione del virus possa rendere quasi impossibile il suo contenimento nella regione di Wuhan.
Lo scenario leggermente migliore: se Pechino riuscirà ad adeguare al meglio le sue misure di controllo – che al momento non sembrano efficienti – il numero di infetti potrebbe essere più contenuto. Il problema è infatti principalmente sulle spalle della Cina. Nel resto del mondo non si contano, nel momento in cui scriviamo, più di 100 casi accertati.
A questo dobbiamo aggiungere altri due elementi: la possibilità del contagio da infetti asintomatici, confermata; e quella che il novel-CoV muti ulteriormente, divenendo più efficiente; al momento sono solo ipotesi, di cui però bisogna tener conto.
Dopo il passaggio della trasmissione da un animale a un’altra specie, è molto probabile infatti che il virus tenda a subire una pressione selettiva – che i nostri stessi sistemi immunitari gli forniranno -, riuscendo così a rinforzarsi.
Foto di copertina: ANSA | Controlli per il coronavirus a Singapore.
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