No! Non ci sono 27 casi di Coronavirus presso l’Umberto I di Roma. Ennesimo audio Whatsapp fake
Circola l’ennesimo audio Whatsapp sul Coronavirus, dopo quello dell’italiano in Cina pieno di teorie di complotto e disinformazione, dove questa volta la protagonista è una giovane ragazza che sostiene di lavorare come infermiera presso l’Umberto I di Roma:
Ciao ragazzi! Sono un’infermiera del policlinico Umberto I di Roma e volevo comunicare, voglio far girare questa notizia perché ci sono almeno 27 casi di Coronavirus che i piani alti tendono a nascondere, ma sarebbe importante che la gente sapesse per quanto mi riguarda. Diffondete il più possibile questo messaggio e fatelo girare a tutti i parenti, amici e… tutti!
In un momento come quello che stiamo vivendo in Italia e nel mondo, dove la psicosi è largamente diffusa, basta poco per dare credibilità anche a un audio del genere privo di fonti. Ci sono però delle certezze, cioè che vengono costantemente citati i casi sospetti con relative smentite o conferme, come nel caso dei due turisti cinesi e dei dodici casi sospetti attualmente ospitati presso lo Spallanzani di Roma.
Il Policlinico Umberto I di Roma, nel frattempo, ha diffuso un comunicato dove smentisce il racconto della presunta infermiera:
Gira una fake news audio diffusa via whatsapp da una sedicente infermiera del Policlinico Umberto I di Roma, in cui si parla di 27 casi sospetti di infezione da coronavirus. La Direzione Sanitaria smentisce tassativamente. All’Umberto I sono stati registrati solo 2 casi sospetti, dichiarati negativi dopo gli accertamenti eseguiti dallo Spallanzani. In un momento come questo in cui l’OMS ha dichiarato l’emergenza globale per la salute dei cittadini è gravissimo e da irresponsabili diffondere fake news che generano un ingiustificato allarme sociale. La Direzione Aziendale ha già provveduto a sporgere denuncia alle autorità competenti affinché siano individuarti i responsabili.
La struttura del messaggio e la narrazione si ripresenta: un saluto, un elemento che fornisca credibilità al racconto, l’informazione che nessuno ci vuole far sapere, la ribellione e l’invito alla condivisione massiva. Fosse realmente un’infermiera dell’ospedale romano, nonostante non riporti il nome, verrebbe riconosciuta dalla voce rischiando dunque il posto. Al momento la persona in questione, una volta individuata, potrebbe subire una causa legale.
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