Caso Open Arms, il tribunale dei ministri: «Conte chiese a Salvini di far sbarcare almeno i minori»
È arrivata alla Giunta delle immunità del Senato la richiesta del tribunale dei ministri di Palermo che chiedono l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, all’epoca in cui era ministro dell’Interno, per il ritardo nello sbarco dei migranti dalla nave della ong Open Arms lo scorso agosto.
Le accuse contestate dai giudici per il leader della Lega sono sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio. Le 114 pagine che compongono gli atti sono stati trasmessi pochi giorni fa alla presidenza del Senato, dopo che a novembre i giudici avevano ricevuto, dalla procura palermitana, la richiesta di procedere a indagini preliminari nei confronti dell’ex ministro.
I giudici accusano Salvini di aver preso una decisione in autonomia violando le convenzioni internazionali. Una violazione che emergerebbe anche dallo scambio di email con il premier Conte, che aveva insistito per farsvarcare almeno i minori a bordo: «La condotta omissiva ascritta dagli indagati, consistita nella mancata indicazione di un Pos (porto sicuro, ndr) alla motonave Open Arms, è illegittima – scrivono i giudici – per la violazione delle convenzioni internazionali e dei principi che regolano il soccorso in mare, e, più in generale, la tutela della vita umana, universalmente riconosciuti come ius».
Conte scrisse diverse volte all’allora ministro Salvini, mentre la nave era bloccata a largo di Lampedusa. Il 15 agosto, Salvini rispose che la responsabilità non coinvolgeva l’Italia, ma lo Stato di bandiera, cioè la Spagna. In particolare, continua la richiesta, si ipotizza che l’ex ministro dell’Interno «abbia abusato delle funzioni amministrative attribuitegli nell’iter procedurale per la determinazione del place of safety (porto sicuro, ndr), omettendo di indicarlo ed evitando in tal modo lo sbarco di migranti dalla Open Arms che li aveva soccorsi, così determinando illegittimamente la loro permanenza a bordo della nave per alcuni giorni, in stato di costrizione della libertà personale per un tempo giuridicamente apprezzabile». Alla richiesta segue la cronologia dei fatti, il quadro normativo di riferimento e le accuse contestate.
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