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Cinque serate per cinque ricordi: quella lettera di Roberto Baggio ai giovani

04 Febbraio 2020 - 19:12 Cristin Cappelletti
«Coloro che fanno sforzi continui sono sempre pieni di speranza. Abbracciate i vostri sogni e inseguiteli»

Di tutte le gare giocate da Roberto Baggio, quella sul palco di Sanremo è stata tra le più difficili per chi come lui è sempre stato abituato alla riservatezza. Sempre schivo, lontano dal grande clamore mediatico, uno che il rumore preferiva farlo sul campo giocato, alla fine della serata aveva tirato un sospiro di sollievo: «Ce l’hai fatta», gli aveva detto Fazio. Era il 14 febbraio 2013, e per la terza serata del festival la coppia Fazio-Littizzetto aveva deciso di invitare l’idolo calcistico e sportivo di intere generazioni. Potevi non averlo visto giocare, ma in ogni casa italiana c’era sempre qualcuno pronto a narrare le sue gesta. Genitori, amici che l’avevano amato, sognato, che di lui avevano fatto un mito.

Il calcio Baggio l’aveva lasciato ormai da 9 anni, ma come succede a chi allo sport aveva dato tutto dal campo di pallone non era mai veramente uscito, così come il suo spirito filantropico, che negli anni seguiti al ritiro l’ha portato in giro per il mondo. Fare un excursus della sua carriera sarebbe stato banale, perfino stucchevole, per uno che dei riflettori non era mai stato amico. «A tutti i giovani e tra questi ci sono anche i miei tre figli. Per vent’anni ho fatto il calciatore. Questo certamente non mi rende un maestro di vita ma ora mi piacerebbe occuparmi dei giovani, così preziosi e insostituibili. So che i giovani non amano i consigli, anch’io ero così. Io però, senza arroganza, stasera qualche consiglio lo vorrei dare. Vorrei invitare i giovani a riflettere su queste parole». Per quella serata Baggio aveva deciso di incantare ancora una volta quelle giovani generazioni per cui un mito lo era già.

Non c’è vita senza passione e questa la potete cercare solo dentro di voi. Non date retta a chi vi vuole influenzare. La passione si può anche trasmettere. Guardatevi dentro e lì la troverete.

Quello che rende una vita riuscita è gioire di quello che si fa. Ricordo la gioia nel volto stanco di mio padre e nel sorriso di mia madre nel metterci tutti e dieci, la sera, intorno ad una tavola apparecchiata.
È proprio dalla gioia che nasce quella sensazione di completezza di chi sta vivendo pienamente la propria vita.

Già, quella passione che nonostante i tanti infortuni in carriera lo portà a rialzarsi più e più volte.

Se seguite gioia e passione, allora si può parlare anche del successo, di questa parola che sembra essere rimasta l’unico valore nella nostra società. Ma cosa vuol dire avere successo? Per me vuol dire realizzare nella vita ciò che si è, nel modo migliore. E questo vale sia per il calciatore, il falegname, l’agricoltore o il fornaio.

Ho subito da giovane incidenti alle ginocchia che mi hanno creato problemi e dolori per tutta la carriera – ricorda Baggio – Sono riuscito a convivere e convivo con quei dolori grazie al sacrificio che, vi assicuro, non è una brutta parola. Il sacrificio è l’essenza della vita, la porta per capirne il significato. La giovinezza è il tempo della costruzione, per questo dovete allenarvi bene adesso. Da ciò dipenderà il vostro futuro. Per questo gli anni che state vivendo sono così importanti. Non credete a ciò che arriva senza sacrificio. Non fidatevi, è un’illusione. Lo sforzo e il duro lavoro costruiscono un ponte tra i sogni la realtà.

Per tutta la vita ho fatto in modo di rimanere il ragazzo che ero, che amava il calcio e andava a letto stringendo al petto un pallone. Oggi ho solo qualche capello bianco in più e tante vecchie cicatrici. Ma i miei sogni sono sempre gli stessi. Coloro che fanno sforzi continui sono sempre pieni di speranza. Abbracciate i vostri sogni e inseguiteli. Gli eroi quotidiani sono quelli che danno sempre il massimo nella vita.

Ed è proprio questo che auguro a Voi ed anche ai miei figli.

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