Coronavirus, telefonate folli al ministero della Salute: «Mi ammalo se vesto made in China?». Più di 1600 contatti
Un centralino impazzito e le domande più folli dall’altra parte della cornetta. È quello che sta accadendo al ministero della Salute da quando, esplosa la pandemia da Coronavirus, si cerca di far fronte all’emergenza partita dalla cittadina cinese di Wuhan.
Con l’arrivo del virus in Europa, il ministero ha riattivato il numero di telefono gratuito – il 1500 – già attivo nel 2003 durante l’epidemia da Sars. Il servizio è utile per rispondere alle domande più frequenti sulla malattia e per fare un primo screening, al telefono, per chiunque avverta i sintomi.
Il punto è che le persone compongono il numero non solo per avere informazioni sul contagio. Dal ministero fanno sapere che arrivano chiamate in cui si chiede, ad esempio, se è possibile contrarre il virus se si indossano magliette made in China. Oppure se è pericoloso possedere un serpente in casa che potrebbe trasmettere il morbo.
Il traffico, negli ultimi giorni, sta avendo un’impennata non indifferente: nelle ultime 24 ore si sono registrati 1200 contatti. Tra il 27 e il 29 gennaio sono state smistate circa 1600 telefonate.
Il picco vero si è registrato dopo la conferenza stampa del premier Conte e del ministro della Salute Roberto Speranza. Il fenomeno, come dichiarato al Corriere della Sera da Giuseppe Ruocco, coordinatore del ministero della Salute per l’emergenza coronavirus, era del tutto prevedibile.
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