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Coronavirus, identificati i primi “super diffusori” in Cina: «Fondamentali per interrompere catena di contagio»

05 Febbraio 2020 - 15:15 Redazione
Mentre a Wuhan un neonato di appena 30 ore è risultato positivo al virus

Tra gli aspetti dell’epidemia da Coronavirus, uno da monitorare con attenzione riguarda la possibile esistenza dei cosiddetti “super spreader“, ovvero di persone che possono trasmettere il virus più velocemente e a più soggetti rispetto ad altri. Sono questi i dettagli riportati in un articolo a firma Renata Gili e Nicasio Mancini apparso sul sito Medical Facts del virologo Roberto Burioni.

«Noi sappiamo che il cosiddetto R0 di questa epidemia (ossia il numero di persone che un singolo paziente ammalato può infettare) – scrivono i due autori dell’articolo – sembra essere compreso fra 2 e 3. In pratica, un paziente con il Coronavirus può trasmettere l’infezione a 2 o 3 altri soggetti». «Quello che è stato descritto in queste ore nell’est della Cina, però, non è per nulla confortante: in una città della provincia di Jiangsu della Cina orientale, Xuzhou, si è visto che dieci pazienti infetti sono stati a stretto contatto con solo una persona infetta. Cioè, un singolo individuo ne ha infettati dieci».

Un caso simile sembra essersi verificato anche nella città di Xinyu, della provincia di Jiangxi, dove un solo operatore sanitario di 43 anni, ricoverato in condizioni critiche in ospedale, avrebbe infettato 15 dei 17 nuovi casi. «Questo fenomeno non è affatto nuovo – sottolineano i medici dell’articolo apparso su Medical Facts – per chi studia l’andamento e la diffusione di un’epidemia. Durante l’epidemia di SARS, per esempio, caratterizzata da un R0 di circa 3, furono identificati individui in grado di infettare decine di altri soggetti».

L’articolo fa riferimento al famoso caso, molto studiato, di una donna canadese che durante la Sars di ammalò a Hong Kong e che, una volta tornata a casa, portò al contagio dei primi due casi in Canada.

«Come abbiamo più volte detto, isolare i casi di malattia e risalire a tutte le persone con cui essi sono entrati in contatto è fondamentale al fine di interrompere la catena del contagio – chiarisce l’articolo – La presenza di soggetti che non infettano solo due o tre persone vicine a loro, ma sono capaci di infettarne un numero molto più alto potrebbe complicare le cose, aggiungendo un fattore confondente che rischia di rendere tutto più difficile. È importante che la guardia resti alta, quindi, – concludono – anche per farsi trovare pronti a eventuali altri casi di questo tipo».

I rischi per i neonati

Intanto dopo che un neonato di appena 30 ore è risultato positivo al virus, i medici di Wuhan hanno riferito come anche le donne in gravidanza possano trasmettere il Coronavirus. Il bambino, dato alla luce il 2 febbraio scorso, è stato sottoposto al test ed è risultato positivo.

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