Coronavirus, il 17enne italiano “curato” dalla prof bresciana rimasta a Wuhan (con l’aiuto di un medico e un volontario cinesi)
Sono stati la professoressa bresciana Sara Platto, un volontario cinese, Tian, e un dottore di Pechino, Zhou Jinfeng, ad aiutare il 17enne italiano bloccato a Wuhan, focolaio dell’epidemia di Coronavirus, che domenica scorsa ha visto partire i 56 connazionali mentre lui è rimasto a terra perché aveva la febbre.
Il ruolo di Sara e Zhou
Nella notte, intorno alle tre, Sara Platto – una dottoressa che da 13 anni si trova in Cina dove insegna all’università e che ha scelto di non lasciare Wuhan nonostante l’epidemia – è stata contattata dall’ambasciata italiana che l’ha informata del caso.
La docente ha subito chiamato il collega, Zhou Jinfeng, capo dell’organizzazione ambientale non governativa con cui collabora, che ha preso in mano la situazione trasportando il giovane, a bordo di un’ambulanza, nell’ospedale universitario Tongji.
«I medici cinesi dicono che non c’è motivo di preoccuparsi troppo, la febbre potrebbe essere un raffreddore senza virus o un rialzo da stress», spiega la dottoressa al Corriere della Sera. Nessun pericolo, il 17enne non ha il coronavirus.
L’intervento di Tian
Non avendo ancora un referto, il giovane non avrebbe potuto passare la notte in albergo – le strutture richiedono un certificato medico di buona salute – ma ad aiutarlo ci ha pensato Tian, un volontario di 30 anni che fa la guida turistica.
Niente virus, solo« febbre da stress forse», dicono i medici cinesi. Il dottor Zhou gli ha persino mandato 2.000 yuan via WeChat nel caso servisse denaro. «Una storia di umanità, di cinesi che si sono messi in gioco per aiutare altre persone, uno straniero che neanche conoscevano», ha detto la dottoressa Sara Platto. Ora la Farnesina e l’ambasciata italiana a Pechino dovranno trovare il modo di far ripartire il 17enne.
Foto in copertina di repertorio
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