Coronavirus, caso sospetto a Belluno. Gli italiani a Cecchignola rassicurano: «Siamo sereni»
Resta alta l’attenzione sul Coronavirus in Italia: il 6 febbraio, due casi sospetti hanno messo in allerta le autorità sanitarie. Un italiano rimpatriato da Wuhan, tra i 56 in quarantena nella cittadella militare della Cecchignola, a Roma, è stato trasferito allo Spallanzani questa mattina: sono ancora in corso gli accertamenti per scongiurare il contagio. «Il paziente in buone condizioni generali presentava un modesto rialzo termico», ha dichiarato la Direzione sanitaria dell’istituto per le malattie infettive.
A Belluno, un giovane rientrato dalla Cina il primo febbraio ha accusato alcuni sintomi tipici dell’influenza: si è proceduto nel pomeriggio al ricovero prudenziale all’ospedale San Martino di Belluno e sono scattate le procedure per accertare se si tratti o meno di un caso di coronavirus. Il ragazzo, poco più che ventenne, era in isolamento nell’abitazione dove vive con i genitori. Adesso è in uno spazio riservato della struttura ospedaliera e bisogna aspettare domani per conoscere l’esito dei test provenienti nell’unità regionale di Padova.
La situazione in Toscana
La donna residente a Prato, che nei giorni scorsi aveva alloggiato nell’hotel di Roma dove era ospite la coppia di cinesi che ha contratto il coronavirus, è risultata negativa ai test. La 59enne, in buone condizioni generali, il 5 febbraio aveva presentato una sintomatologia febbrile ed era scattata anche per lei la procedura prevista per l’emergenza. Si trova ancora ricoverata nel reparto di malattie infettive dell’ospedale toscano.
Intanto a Firenze, all’aeroporto Amerigo Vespucci, sono partiti nel pomeriggio del 6 febbraio i controlli della temperatura corporea con termometri laser di tutti i viaggiatori in arrivo da voli internazionali. Da domani, 7 febbraio, il monitoraggio che segue le direttive della Protezione civile nazionale sarà attivo anche all’aeroporto Galileo Galilei di Pisa.
Cecchignola, tutto sotto controllo
«Adesso siamo sereni, dopo qualche ora di preoccupazione ora ci sentiamo tranquilli. I medici militari ci hanno spiegato che tutti i nostri tamponi faringei – eseguiti ieri e che verranno effettuati a cadenza settimanale – sono negativi». A parlare sono alcuni degli italiani rientrati nei giorni scorsi dalla Cina e ora in quarantena nella città militare della Cecchignola a Roma. «Dopo la notizia di ulteriori accertamenti su uno degli italiani in quarantena, un uomo tra i 30 e i 40 anni che era in stanza da solo, eravamo in apprensione».
«Ci hanno detto che gli esiti del suo tampone ieri non erano chiari e per questo non si poteva escludere il contagio né confermarlo. Adesso per lui si stanno aspettando gli esiti degli altri tamponi. Per noi non cambia niente – scrive l’Ansa, riportando il loro racconto -, i nostri tamponi faringei sono negativi. Per questo stasera festeggeremo con delle bottiglie di prosecco». «Con l’ausilio delle mascherine e dei guanti, che abbiamo l’obbligo di utilizzare per ognuno di noi, è escluso al 100% il contagio per noi, anche se quella persona dovesse risultare positiva», concludono gli italiani in quarantena.
Finanziamenti allo Spallanzani
Due milioni di euro nel 2020 «per supportare l’attivazione e l’operatività dell’unità per alto isolamento dell’istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani». Lo prevede un emendamento al Milleproroghe approvato in commissione congiunta Affari costituzionali e bilancio della Camera. L’emendamento proroga il termine per il completamento dei lavori di ammodernamento dell’istituto avviati sulla base di una ordinanza del presidente del Consiglio del 2010.
Contraccolpi economici per Fca
C’è panico per gli stabilimenti dell’italiana Fca: l’amministratore delegato Mike Manley, in una call privata con il Financial Times, avrebbe affermato che uno stabilimento europeo rischia di dover bloccare la produzione «entro due-quattro settimane» a causa della carenza di forniture in Cina. Molte aziende cinesi hanno interrotto la produzione per cercare di contenere l’epidemia del coronavirus.
«Abbiamo individuato un fornitore che potrebbe mettere ad alto rischio la produzione. Un team dedicato all’interno di Fca è stato incaricato di monitorare i componenti dell’azienda e qualsiasi potenziale impatto produttivo», ha concluso Manley. La situazione potrebbe peggiorare visto che molte aziende cinesi operative essenziali per il settore automotive stanno valutando il blocco degli impianti: a rischio l’intero sistema produttivo di Fca, che non ha reso noto il nome dello stabilimento europeo a rischio.
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