In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
ECONOMIA & LAVOROAutoFCALavoro e impresaTasse

Fca trova l’accordo col fisco italiano: contenzioso risolto con “soli” 730 milioni di euro

06 Febbraio 2020 - 18:22 Redazione
fca
fca
Chiuso il contenzioso legato alla valutazione di Chrysler al momento della ristrutturazione del 2014

Sono 730 i milioni riconosciuti da Fca all’amministrazione fiscale italiana per l’accertamento di 2,6 miliardi di asset aggiuntivi rispetto a quelli dichiarati dal gruppo nel 2014, anno della cosiddetta “exit tax” e del trasferimento della sede fiscale della società dall’Italia al Regno Unito. La richiesta dell’Agenzia delle Entrate era partita da 1 miliardo di euro.

I numeri emergono dall’accordo stipulato il 20 dicembre scorso da Fca e Agenzia delle Entrate a seguito delle attività di verifica dell’Agenzia ed annunciato oggi dal direttore finanziario del gruppo, Richard Palmer. L’importo, come spiegato da Palmer, è stato pagato all’erario utilizzando perdite fiscali ed è stato già incassato dall’amministrazione, che non ha conseguentemente imposto alcuna sanzione o interesse.

La contestazione

Lo scorso dicembre era stata la stessa Fca a rivelare nell’ultima relazione trimestrale del contenzioso in corso con l’Agenzia delle Entrate, per un valore di 5,4 miliardi e attretrati dovuti pari a 1,3 miliardi. Nel documento veniva riportato come «le autorità fiscali italiane hanno avviato un audit di Fiat SpA nel 2017 e il 22 ottobre 2019 hanno inviato alla Società un rapporto finale che, se confermato, potrebbe comportare una proposta di rettifica fiscale relativa alla fusione avvenuta il 12 ottobre 2014 tra la vecchia Fiat SpA e la nuova FCA NV», ovvero la società di diritto olandese precedentemente nota come Fca Investments Nv, e che rappresenta il gruppo nella sua sede fiscale.

Come riportava l’agenzia Bloomberg, in quel passaggio che segnò anche la conclusione dell’acquisizione di Chrysler, Fca avrebbe sottostimato per 5,1 miliardi il valore del gruppo americano. A pesare sarebbe il mancato pagamento di un’aliquota d’imposta pari al 27,5%, dovuta quando un’azienda si sposta all’estero.

Leggi anche:

Articoli di ECONOMIA & LAVORO più letti