«Maiala, cessa e vacca». Un tempo le donne venivano bruciate in piazza, oggi l’odio le perseguita online – Il video
«Puttana», «cessa», «burina», «scrofa», «vacca», «troione», «topolona», «battona», «zoccola» e «maiala». Sono solo alcuni degli insulti rivolti a donne vittime di un linguaggio violento sul web. Una violenza verbale che trova terreno fertile sui social network.
Una volta le donne venivano bruciate nelle piazze, oggi l’odio le perseguita online. A denunciarlo è un’installazione, targata Netflix nel cuore di Milano: l’obiettivo, come si vede dalle nostre immagini, è quello di rappresentare un “rogo contemporaneo”, una “immersione” nelle fiamme dell’odio.
Un’installazione interattiva (che Open ha visitato), con lo spazio interno rivestita da frasi di odio realmente pubblicate online, che invita a segnalare gli insulti e a riflettere sul tema della persecuzione delle donne.
Se una volta le donne venivano accusate di essere delle streghe e bruciate pubblicamente – come racconta “Luna Nera”, la serie di Netflix ambientata in Italia nel XVII secolo che vede come protagonista un gruppo di donne perseguitate per stregoneria – oggi continuano a essere spesso bersaglio di violenti insulti online.
Donne che negli ultimi mesi sono state oggetto di attacchi di ogni tipo. Da Carola Rackete – «Spero che ti violentino questi ne**i, a quattro a quattro te lo devono infilare, ti piace il c**zo nero. Zingara, venduta, tossica e drogata» – al vicesindaco con la maglietta «Se non puoi sedurla, puoi sedarla». Dall’allenatore di calcio che diceva, riferendosi a Greta Thunberg, «Questa tr**a! A 16 anni può andare a battere» agli insulti social («Traditrice, ti vendi come una prostituta») rivolti alla deputata che ha lasciato il M5s.
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