Effetto coronavirus, stangata per bar e ristoranti cinesi a Milano: «Fatturato dimezzato»
In seguito alla psicosi da Coronavirus il «calo di fatturato a Milano per i bar cinesi è del 20%, per la ristorazione va ancora peggio con un calo del 50-60% , mentre per i negozi e supermercati è del -40% circa e per l’abbigliamento del -35%». Sono questi i dati diffusi da Giovanni Mao nel corso dell’iniziativa “Il Tè dell’Amicizia“, presidente della Italian Chinese Business Association, l’associazione che raduna gli imprenditori cinesi in Italia. L’iniziativa si è svolta a Milano in un ristorante cinese, con lo scopo di dire no alla psicosi che ha portato alcuni italiani a disertare la cucina cinese. All’iniziativa hanno preso parte esponenti di Regione Lombardia, con il vicepresidente Fabrizio Sala (Forza Italia), la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini e l’eurodeputato Massimiliano Salini. A presenziare anche la console generale cinese aggiunta di Milano, Wang Huijuan, che ha auspicato che i voli da e per la Cina siano «ripristinati il prima possibile».
«Sappiamo che i due governi si stanno parlando – ha dichiarato Huijuan – ma fino a stamattina non abbiamo avuto notizie. Ci sono italiani e cinesi che devono rientrare, quindi bisognerà trovare una soluzione». Il Governo cinese, stando a quanto riferito dalla console, «non si aspettava l’annuncio improvviso» dello stop dei voli «dal presidente Conte, e le persone sono rimaste bloccate negli aeroporti». Sandro Chen, imprenditore cinese e amministratore delegato della catena di supermercati Aumai ha spiegato come «ai nostri dipendenti che sono rientrati dalle vacanze del Capodanno cinese abbiamo consigliato la quarantena volontaria di 14 giorni. Una misura che molti hanno seguito».
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