Meloni a Washington: «Non ho bisogno della benedizione di nessuno». E profetizza la rielezione di Trump
Alleati, non subordinati. In visita negli Stati Uniti, Giorgia Meloni respinge chi la accusa di essere volata oltreoceano per ricevere la “benedizione” del presidente americano come aiutino per tentare la scalata del centrodestra in Italia. «Non ho bisogno della benedizione di nessuno», chiosa la leader di Fratelli d’Italia.
Il rapporto con gli Stati Uniti, insiste Meloni, deve essere solidale ma schietto, mai servile. «L’importante è avere una politica estera italiana che sappia comportarsi non da cheerleader delle nazioni straniere ma che sappia focalizzare le proprie posizioni sulla difesa degli interessi nazionali, nella lealtà del patto atlantico», prosegue.
L’elenco delle «cose che non tornano» è lungo: sanzioni alla Russia, la minaccia dei dazi all’agroalimentare italiano, il rapporto privilegiato degli Stati Uniti con l’Arabia Saudita.
Sono tanti però anche i punti di accordo e le convergenze con il presidente Trump a partire dalla difesa dell’identità, dei confini nazionali, delle famiglie e delle imprese, passando per la «ricetta economica» del presidente incentrata sul taglio alle tasse, che ha portato «risultati straordinari» e che, profetizza, «gli varranno la rielezione».
La crisi libica
Non mancano neppure le critiche all’Unione europea per la mancata leadership nella guerra civile libica. «Prima degli Stati Uniti, è l’Europa a mancare in Libia, è l’Europa il grande assente, incapace di parlare con un’unica voce, con la comunità internazionale schierata con al-Sarraj e la Francia con Haftar in chiave anti italiana per difendere i suoi interessi energetici contro i nostri».
«È intollerabile che l’Europa non abbia una posizione unita sulla Libia rinunciando ad essere quel gigante che potrebbe essere – ha proseguito Meloni – Nessuno ha detto una parola quando i turchi hanno impedito ad Eni di usare giacimenti che erano autorizzati ad utilizzare».
Assoluzione Trump
Per la leader di Fratelli d’Italia il processo di impeachment, terminato il 5 febbraio con l’assoluzione del presidente americano da parte del Senato a maggioranza repubblicana (dopo una prima condanna da parte della Camera dei deputati), è un processo politico architettato ad arte dai democratici.
«Mi pare che la sinistra si abbastanza uguale in tutto il mondo: quando perde le elezioni pensa che chi ha vinto debba essere rimosso con strumenti diversi da quello della democrazia», ha sentenziato Meloni.
Rapporti con la Russia
«Mai avuto rapporti con oligarchi russi, solo rapporti istituzionali, con l’ambasciatore», ha riposto Meloni, incalzata dalla stampa italiana sui rapporti tra Matteo Salvini e la Russia. Essenziale la collaborazione tra i due Paesi per sconfiggere «il principale nemico che resta il fondamentalismo islamico».
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