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Coronavirus, la vita di un manager vicentino a Wuhan: «Sono uscito solo un paio d’ore nell’ultima settimana»

09 Febbraio 2020 - 09:00 Redazione
«Siamo in condizioni da tempo di guerra. Non sono ammessi disertori», racconta l'italiano in un'intervista al «Corriere della Sera»

Sono ancora più di 500 gli italiani rimasti in Cina fuori dalla provincia di Hubei, epicentro dell’epidemia da Coronavirus. Ma il ministro della Salute, Roberto Speranza, rassicura: «Ci stiamo facendo carico, con autorizzazioni straordinarie, sia dei rimpatri in Cina, sia del ritorno dei nostri concittadini italiani in Italia». Altri otto italiani sono rientrati oggi dalla città di Wuhan con altre 192 persone su un volo militare britannico.

Una città che nelle ultime settimane è diventata deserta e «tristissima» per i pochi italiani ancora bloccati nel focolaio dell’epidemia del Coronavirus. Uno di loro è Lorenzo Mastrotto, manager vicentino, che con la famiglia si trova nella provincia di Hubei dove lavora e vive da anni.

In un’intervista al Corriere della Sera Mastrotto racconta della sua nuova routine dopo gli stretti controlli imposti dalle autorità cinesi. «Sono uscito un paio d’ore nell’ultima settimana, per andare a fare la spesa», dice il manager. Le scuole rimangono chiuse e per i bambini le lezioni vengono inviate via WeChat.

«Noi no, ci pensa mia moglie Anny, li riempie lei di compiti, è una Mamma Tigre», racconta l’uomo originario di Vicenza. E anche per chi attende risposte dal portavoce del ministero degli Esteri il tutto avviene a livello virtuale sempre tramite WeChat. E se si è costretti in casa allora spazio alla fantasia: si corre sui pattini a rotelle dentro casa. La confusione rumorosa «aiuta a passar e il tempo».

Intanto, Sun Chunlan, a capo della task force governativa per contenere l’epidemia a Wuhan vorebbe radunare tutti i cittadini contagiati in quarantena.

Ma i metodi non sembrano dei più ortodossi, come racconta il manager: «Investigatori dovrebbero andare casa per casa a misurar e la temperatura dei cittadini e parlare con chi ha avuto contatti stretti con i contagiati. Tutti in servizio 24 ore su 24. Siamo in condizioni da tempo di guerra. Non sono ammessi disertori, e chi disertasse dovrebbe essere inchiodato alla colonna dell’infamia per sempre».

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