Roma invia a Tripoli le modifiche del Memorandum Italia – Libia. L’ong Mediterranea: «Due righe, per lavarsi la coscienza»
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«Ogni accordo può essere cambiato», aveva detto il consigliere media del premier libico Fayez al-Sarraj, in una nota trasmessa all’Ansa il 2 novembre scorso. Il giorno prima – tra polemiche infuocate – l’Italia aveva infatti espresso la volontà di modificare il documento, intenzione a cui la Libia ha risposto affermando che «quando il governo libico riceverà quello che suggerisce il governo italiano, lo studierà e assumerà una posizione».
Ecco, il momento è arrivato: è stata inviata oggi, domenica 9 febbraio, alle autorità libiche la proposta italiana che rivede e aggiorna il Memorandum bilaterale firmato nel 2017 dal governo Gentiloni per la cooperazione in campo migratorio. Secondo una nota della Farnesina riportata dall’Ansa, il testo introdurrebbe «significative innovazioni per garantire più estese tutele ai migranti, ai richiedenti asilo e in particolare alle persone vulnerabili vittime dei traffici irregolari che attraversano la Libia e per promuovere una gestione del fenomeno migratorio nel pieno rispetto dei principi della Convenzione di Ginevra e delle altre norme di diritto internazionale sui diritti umani».
Come? Secondo il governo, attraverso il consolidamento dell’azione delle Organizzazioni delle Nazioni Unite (ONU), in particolare Unhcr e Oim, in Libia. Lo scorso 30 gennaio la stessa Unhcr ha annunciato la chiusura del centro per la raccolta e le partenze (Gdf) di Tripoli, aperto appena un anno fa. Con buona pace di summit internazionali di sorta, il conflitto in Libia è in corso, la tregua è fragile, il cessate il fuoco resta un miraggio. Mentre chi prova a partire continua a cadere nelle mani dei trafficanti e a finire in quei centri di detenzione dove violenze, stupri e torture sono all’ordine del giorno.
«Il Memorandum d’intesa con la Libia mira a fare in modo che le agenzie dell’Onu, Unhcr e Oim, vengano valorizzate ed aiutate nella loro attività nei campi di detenzione e migliorare la situazione dei diritti umani», dice in serata la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, ospite del programma ‘Che tempo che fa’ su Rai 2.
Le modifiche
Le modifiche erano state annunciate dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio in occasione della visita a Roma del ministro dell’Interno del governo di accordo nazionale libico Fathi Bashaga. Come noto, la Libia non è un porto sicuro ai sensi del diritto internazionale. Quindi i naufraghi non possono essere riportati in quel paese ae l’Alto commissario delle Nazioni Unite ai diritti umani, Zeid Raad al Hussein, ha denunciato l’aiuto fornito dall’Ue e dall’Italia alla Guardia costiera libica per arrestare i migranti in mare, «malgrado i timori espressi dai gruppi di difesa dei diritti umani» sulla sorte dei migranti in Libia. «Gli interventi crescenti dell’Ue e dei suoi stati membri – ha detto – non sono finora serviti a ridurre il numero di abusi subiti dai migranti».
Le critiche
«Apprendiamo che l’Italia ha inviato a Tripoli una proposta di revisione del Memorandum di intesa che di fatto ha dato soldi, mezzi e addestramento, in collaborazione con l’Ue, per perpetrare un crimine contro l’umanità: catturare in mare migliaia di profughi e riportarli alle bombe e alle torture», tuona Alessandra Sciurba, presidente dell’Associazione Mediterranea Saving Humans. La nave della ong, la Mare Jonio è rimasta ferma nel porto di Licata, sotto sequestro amministrativo, per cinque mesi. È stata dissequestrata in questi giorni per decisione del tribunale di Palermo.
«Invece di stracciare con vergogna quell’accordo», dice Sciurba , «adesso si pensa che inserire due righe sulla tutela dei diritti umani basti a lavarsi la coscienza, mentre in Libia è scoppiata una guerra terribile e gli stessi cittadini di quel paese rischiano ogni giorno la vita».
Nel frattempo le traversate del Mediterraneo centrale non si fermano: nelle ultime ore ci ha provato un altro barcone. «Circa 80 persone sono state soccorse su un’imbarcazione in difficoltà» dalla nave Aita Mari, ha fatto sapere l’ong spagnola Maydayterraneo, dopo l’sos lanciato nella notte ad Alarm Phone.
Un’altra imbarcazione con almeno 91 persone sarebbe invece dispersa. «A più di 15 ore dall’ultimo contatto si fa sempre più probabile che le 91 persone alla deriva al largo delle coste libiche abbiano perso la vita».
Il codice di condotta e i decreti sicurezza
Ospite di Fabio Fazio, la ministra Lamorgese torna ancora su codice di condotta e decreti sicurezza. I decreti tanto voluti dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini «vanno cambiati perché ci sono state osservazioni del presidente della Repubblica e di quelle si dovrà tener conto», dice Lamorgese. «Ci sono anche altri aspetti da valutare insieme alle forze di maggioranza per verificare l’opportunità di procedere ad altri mutamenti. È un discorso complessivo che si vedrà con la maggioranza». Lamorgese ha spiegato che saranno modificate le norme sulle multe alle navi che salvano i migranti.
«Ritengo buono il codice di condotta delle ong introdotto da Marco Minniti e vorrei fosse da loro ritenuto valido ed anche ulteriormente migliorabile», aggiunge la ministra. Le ong «non si possono muovere in autonomia, senza il coordinamento delle autorità competenti».
In copertina lo sbarco di 363 migranti dalla Open Arms a Pozzallo, 2 febbraio 2020. ANSA / Federica Molè
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