Coronavirus, si aggrava un caso sospetto a Olbia. Di Maio: «Non pensiamo solo a noi stessi. Vicini alla Cina»
Si sono aggravate le condizioni di salute di uno dei coniugi di Olbia segnalati come sospetti casi di Coronavirus. L’uomo della coppia presenta febbre a 39 e tosse molto forte, così l’Unità di crisi locale ha deciso per il suo trasferimento nel reparto Malattie infettive dell’ospedale San Francesco di Nuoro, dove è disponibile una stanza di isolamento a pressione negativa.
Nel frattempo, il personale del 118 sta portando i tamponi per i prelievi a Olbia, nella casa dove la coppia è in isolamento da venerdì sera. I tamponi saranno poi trasferiti a Cagliari per le analisi. L’uomo sarà trasportato con una barella a contenimento biologico e un’ambulanza del 118 fino al San Francesco. La donna invece, che presenta una lieve febbre, sarà tenuta sotto osservazione nella sua casa di Olbia.
Saranno invece stati trasferiti all’ospedale Bambino Gesù due bambini piccoli attualmente in quarantena nella città militare della Cecchignola. Il ricovero, da quello che si apprende, non riguarda motivi legati al Coronavirus ma ad altre patologie e la decisione è stata presa in via precauzionale.
Di Maio: «Vicini alla Cina»
L’Italia «non sta pensando solo a se stessa. Abbiamo subito inviato aiuti umanitari al governo cinese, per quello che ci avevano chiesto al fine di
affrontare questa emergenza. Siamo a disposizione con il nostro know-how, con le nostre strutture mediche, con i nostri specialisti e la nostra comunità scientifica, e come Europa dobbiamo essere più vicini alla Cina e al governo cinese», ha affermato oggi il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, parlando dell’emergenza Coronavirus.
«Loro – ha aggiunto – sono impegnati in uno sforzo enorme per bloccare una epidemia e noi dobbiamo mostrare la massima disponibilità sia
dal punto di vista delle conoscenze scientifiche sia per gli aiuti che possiamo fornire a quel Paese. La parola d’ordine è “vicinanza al popolo e al governo cinese”».
«Stiamo creando le condizioni di sicurezza per salvaguardare il più possibile gli italiani – ha concluso – ma non siamo sordi alle richieste di aiuti e di cooperazione nei confronti di un Paese che è attualmente in estrema difficoltà».
Di Maio ha poi ribadito che il blocco dei voli dall’Italia alla Cina è stato deciso sulla base delle indicazioni fornite dal Ministero della Salute, che non ha agito per orientamento politico ma sulla scorta di quanto sostenuto da specialisti, studiosi e esponenti della comunità scientifica, i quali hanno detto chiaramente quali erano i rischi e come si potevano evitare.
Sul blocco dei voli il capo della Farnesina ha sbiegato che si tratta solo una parte del dispositivo di sicurezza messo in atto. Con lo stato di emergenza infatti sono stati installati termo-scanner nei principali aeroporti italiani per misurare la temperatura corporea ai passeggeri arrivati in Italia con voli indiretti. Il ministro ha quindi sottolineato che «nessuno dei nostri connazionali in Cina – al momento sono circa 5mila – deve essere lasciato indietro».
Negli aeroporti
Alla Protezione civile «è affidato il coordinamento degli interventi necessari per una concreta risposta sul territorio nazionale ed in questi giorni si stanno svolgendo riunioni preparatorie per coordinare le squadre operative negli hub aeroportuali», spiega una nota del CISOM – Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta.
«Attualmente sono oltre 50 i nostri volontari del personale sanitario attivati in diversi scali in Italia e operano in turnazione a Milano Malpensa, Roma Ciampino, Bologna, Palermo, Bari, Brindisi, Catania, Brindisi, Firenze, Pisa e Pescara. Le principali azioni coordinate dal Capo del Dipartimento sono volte al soccorso e all’assistenza della popolazione eventualmente interessata dal contagio, al potenziamento dei controlli nelle aree aeroportuali e portuali, in continuità con le misure urgenti già adottate dal Ministero della salute, al rientro in Italia dei cittadini che si trovano nei Paesi a rischio e al rimpatrio dei cittadini stranieri nei Paesi di origine esposti al rischio».
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