Istat, turismo cala vertiginosamente: -9% nel 2019. «E la psicosi da coronavirus potrebbe danneggiare ancora il settore»
«Un 2019 peggiore delle attese e un 2020 che rischia di segnare un ulteriore rallentamento a causa della vicenda Coronavirus. L’aumento dell’Iva, in questa fase, sarebbe il colpo finale ai consumi turistici interni». È questa la sintesi di una fotografia poco incoraggiante, scattata dal presidente di Assoturismo Confesercenti Vittorio Messina, commentando i dati del report Viaggi e vacanze in Italia e all’estero relativo all’anno 2019, diffuso dall’Istat.
«Già dall’estate scorsa avevamo lanciato l’allarme sulla flessione della domanda turistica interna, ma il risultato finale è stato peggiore delle nostre previsioni», spiega Messina. «A pesare sul 2019 – conclude il presidente di Assoturismo Confesercenti – sono state le cattive condizioni meteo, ma anche e soprattutto la ripresa della competizione e delle tensioni internazionali, a dimostrazione che c’è ancora molto da fare per stabilizzare i flussi turistici verso l’Italia».
Le prospettive per il 2020
E all’orizzonte non ci sono prospettive di ripresa: il 2020 è iniziato sotto il segno della paura del Coronavirus. La faccenda potrebbe costare al settore almeno 1,6 miliardi di euro di spesa turistica ed oltre 13 milioni di presenze. Le perdite potrebbero aumentare, e il conto potrebbe essere ancora più salato se la psicosi da Coronavirus dovesse continuare.
«In un contesto di contingenza economica generale difficile, in cui cresce l’incertezza per famiglie e imprese in generale e nel turismo in particolare, servono interventi efficaci, a partire certamente da una riforma fiscale equa e ad un maggiore sostegno allo sviluppo economico».
«Proprio per questo – conclude il presidente di Assoturismo Confesercenti – ridurre le tasse sui redditi medio bassi alzando l’Iva su alberghi e ristoranti non ci sembra un provvedimento lungimirante per il rilancio: il turismo italiano pagherebbe un prezzo altissimo in perdita di competitività, rispetto ai Paesi concorrenti. Con gravi effetti anche sulla crescita del pil, di cui il turismo vale circa il 10%».
Viaggi e percentuali
I viaggi per motivi di vacanza sono circa l’89% del totale, quelli per motivi di lavoro circa l’11%. Il 93,4% dei pernottamenti è dedicato alle vacanze (6,6% ai viaggi di lavoro). Il 49% dei viaggi e il 79,6% delle notti trascorse in viaggio riguardano vacanze “lunghe” (4 o più notti). Aumenta leggermente la durata media dei viaggi che si attesta a 5,7 notti, (6 per le vacanze).
Le vacanze lunghe continuano a prevalere (54,9% delle vacanze) su quelle brevi (45,1%), la maggior parte ha una durata compresa tra 4 e 7 notti (57,4%). Nel 2019, gli alloggi privati si confermano la sistemazione prevalente (52,4% dei viaggi e 59,3% dei pernottamenti), soprattutto per i soggiorni trascorsi in Italia (54,2% dei viaggi e 62,1% delle notti).
Fuori dai confini, invece, si preferisce alloggiare in strutture come gli ostelli, (53,7% dei viaggi), anche se gli alloggi privati rappresentano la quota prevalente in termini di pernottamenti (53,4%). Poco più della metà dei viaggi è stato effettuato prenotando l’alloggio (52,4% dei viaggi), i casi in cui non è presente alcuna prenotazione si legano principalmente all’abitudine di usufruire di abitazioni a titolo gratuito come quelle di proprietà o quelle di parenti e amici.
Si prenota online
Internet si conferma, anche nel 2019, il canale preferenziale di prenotazione dell’alloggio: tra i soli viaggi prenotati, nel 58,2% dei casi si prenota via web. Circa il 69% di queste prenotazioni avviene tramite intermediari, nel restante 31% il contatto con la struttura è diretto, cioè il turista prenota il soggiorno sulla pagina web dell’albergo o dell’abitazione privata.
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