Strage di Bologna, chiuse le indagini: per la procura Licio Gelli fu uno dei mandanti
La Procura generale di Bologna ha chiuso, notificando quattro avvisi di fine indagine, la nuova inchiesta sulla strage del 2 agosto 1980. Tra i destinatari, Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale, ritenuto esecutore che avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, questi quattro tutti deceduti e ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori, oltre che in concorso con i Nar già condannati. Altri tre avvisi riguardano ipotesi di depistaggio e falsità ai pm. Tedeschi, si legge nel verbale di notifica, avrebbe coadiuvato D’Amato nella «gestione mediatica dell’evento strage, preparatoria e successiva allo stesso, nonché nell’attività di depistaggio delle indagini».
Nell’attentato dinamitardo alla stazione di Bologna morirono 85 persone e 200 rimasero ferite. Come esecutori materiali della strage sono stati condannati in via definitiva, dopo tre processi, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, neofascisti appartenenti ai Nar, assieme a Luigi Ciavardini: i primi due sono stati condannati all’ergastolo, mentre il terzo, minorenne all’epoca dei fatti, a 30 anni di reclusione. Licio Gelli, il “Maestro venerabile” della Loggia P2, morto nel 2015, era stato condannato per depistaggio nel 1995, sempre in merito all’inchiesta sulla bomba del 2 agosto dell’80. Il 6 gennaio del 2020, a conclusione del terzo processo, a quasi 40 anni dai fatti, anche l’ex terrorista dei Nar Gilberto Cavallini è stato condannato alla pena dell’ergastolo per concorso in strage.
Tutti e quattro gli imputati condannati si sono sempre dichiarati innocenti per la bomba alla stazione di Bologna, anche se hanno ammesso altri omicidi. La nuova inchiesta nasce anche dalle pressioni dell’associazione dei familiari delle vittime che hanno sempre sostenuto che, come in altre stragi analoghe, chi posizionò la bomba era solo un esecutore di ignoti mandanti. Secondo la ricostruzione dell’associazione, i mandanti andrebbero cercati nelle istituzioni dell’epoca e in gruppi come la P2, mentre i Nar avrebbero collaborato non per motivi ideologici (come avevano fatto le precedenti organizzazioni armate di estrema destra), ma in cambio di una contropartita economica. In pratica, in collusione con la criminalità organizzata e le strutture segrete deviate, avrebbero ricoperto soltanto il ruolo di semplici sicari, ignari di chi avesse armato loro la mano.
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