Salvini rischia il processo per la nave Gregoretti, oggi il voto. Cosa succederà? Occhi puntati su Italia Viva
Ieri pomeriggio, 11 febbraio, Matteo Salvini ha rilanciato. Vuole sfidare in un’aula di tribunale chi lo ha messo sotto accusa per la gestione del caso Gregoretti. «Domani c’è una maggioranza Pd-M5s-Iv che vuole mandarmi a processo. Noi non ci opponiamo», ha detto da Venezia. È un cambiamento di linea rispetto alle scorse settimane? Procediamo con un po’ di ordine.
Cosa accadde con la Gregoretti
Questa mattina, l’aula del Senato è chiamata a votare sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini. L’accusa è sequestro di persona e riguarda la “gestione” del caso Gregoretti: il 25 luglio scorso, pochi giorni prima dell’esplosione della definitiva crisi di governo, Matteo Salvini – allora ministro dell’Interno – decise di bloccare fuori dal porto di Augusta la nave militare italiana Gregoretti.
La Gregoretti, come era già accaduto per la Diciotti, aveva accolto a bordo un certo numero di migranti (131 tra i quali 15 minori non accompagnati) raccolti da imbarcazioni civili o dal mare. La nave è stata bloccata per una settimana, fino al 31 luglio. Poi, tutti i migranti sono stati fatti sbarcare e in parte ricollocati nei paesi della Ue che avevano dato disponibilità, in parte nelle strutture della Cei. Per il ministro dell’Interno è scattata l’accusa di sequestro di persona.
Se sulla Diciotti, il Movimento 5 stelle aveva deciso di sostenere e difendere la decisione presa da Salvini, per la Gregoretti non è stato così. Non solo perché è cambiata la maggioranza, dicono, ma nella decisione di bloccare la nave, Salvini non avrebbe consultato il resto del governo. L’ex ministro dell’Interno nella sua memoria ha sostenuto invece che la decisione fu condivisa. Tanto che la presidenza del consiglio si occupò di mediare i ricollocamenti con alcuni Paesi dell’Unione europea.
Cosa accade oggi
Dopo il sì della giunta per le autorizzazioni, ora a votare definitivamente è l’aula del Senato. Si voterà per tutto il giorno: alle 9.30 prende la parola la relatrice Erika Stefani, leghista: starà a lei il compito di far intuire la linea della Lega. Dovrà trovare un modo per dire sia che la Lega (come il suo leader) non teme il processo e dall’altro esprimere apprezzamento per la proposta di voto contrario all’autorizzazione a procedere che arriverà da Forza Italia e Fratelli d’Italia. A loro il compito di mettere ai voti un ordine del giorno, con appello nominale: se non ci fosse una proposta contraria infatti, il sì della giunta varrebbe automaticamente e Salvini finirebbe dritto a processo.
Il voto della Lega è scontato?
Dopo aver detto sì all’autorizzazione a procedere il 20 gennaio, in piena campagna elettorale, ora la Lega sembra aver cambiato idea. A spingere per una posizione più prudente l’avvocata e senatrice Giulia Bongiorno che teme che un “sì” valga come un’ammissione di colpa. Dunque, la Lega si starebbe orientando sul disertare il voto. In particolare dopo l’indicazione di Salvini di non votare no al processo. Per il sì il Partito democratico, e anche il Movimento cinque stelle voterà per l’autorizzazione a procedere, anche se potrebbe esserci qualche defezione.
E gli altri?
Sull’argomento defezioni, Gianluigi Paragone non si sbilancia. Quel che è certo, invece è che lui – che proprio su questa e altre questioni ha lasciato il Movimento – non voterà in ogni caso per l’autorizzazione a procedere, come spiega a Open: «Io non do a Salvini la possibilità di dire che sono una persona che cambia posizione a seconda della convenienza politica. Io questa situazione non la voglio regalare alla retorica e alla propaganda di Salvini, come invece sta facendo il Movimento che per la Diciotti consultò persino Rousseau e ora, invece, dice no per una situazione molto simile se non identica a quella, è un’operazione ridicola che la gente capirà».
Cosa voterà? «Non ho ancora deciso, se la Lega non si presenta in Aula non voterò nemmeno io. E vedremo che altro accadrà. Ad esempio mi interrogo su cosa farà Italia Viva. Dopo questa battaglia sulla prescrizione, potrebbero dare un segnale anche su questo tema che è un tema di garantismo». Un’ipotesi è che pure Italia Viva non partecipi al voto. La Lega a quel punto potrebbe però cambiare ancora posizione e astenersi, invece di votare no. Conterebbe come voto contrario. Al punto di mettere in bilico la maggioranza? Non in teoria, visto che la maggioranza è in vantaggio di venti voti e Italia Viva ne ha 17, ma quasi.
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