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Il costo dei combustibili fossili: 8 miliardi di dollari al giorno e 4,5 milioni di morti all’anno – Lo studio di Greenpeace

01 Marzo 2020 - 19:27 Redazione
Secondo il rapporto, circa 40 mila bambini al di sotto dei 5 anni muoiono a causa dell’esposizione a polveri sottili derivanti dalla combustione di combustibili fossili

È un bilancio sempre più negativo quello stilato dal rapporto di Greenpeace Southeast Asia e Crea (Centre for Research on Energy and Clean Air). Sono circa 4,5 milioni le morti premature attribuili ogni anno all’inquinamento atmosferico prodotto dalla combustione di carbone, petrolio e gas. Un dato che supera di oltre tre volte il numero di morti causate da incidenti stradali. Per un costo di circa 8 miliardi di dollari al giorno (2900 miliardi all’anno), ovvero il 3,3% del Pil mondiale.

Lo studio

Secondo il rapporto Aria tossica: il costo dei combustibili fossili, l’esposizione al solo PM2.5, una classificazione riferita alle polveri sottili, generato da combustibili fossili è collegata, ogni anno, a livello globale, a circa 1,8 miliardi di giorni di assenza dal lavoro per malattia, con una conseguente perdita economica annua pari a circa 101 miliardi di dollari.

Per l’Italia si stima un costo legato all’inquinamento atmosferico da combustibili fossili pari a circa 61 miliardi di dollari ogni anno, con circa 56mila morti premature riconducibili alla stessa causa nel 2018. In tutto il mondo l’inquinamento atmosferico è anche una delle principali minacce per la salute dei bambini, specialmente nei Paesi a basso reddito. Si stima che circa 40mila bambini al di sotto dei 5 anni muoiano a causa dell’esposizione a PM2.5 derivante dalla combustione di combustibili fossili.

L’inquinamento atmosferico derivante da PM2.5 da combustibili fossili è anche collegato a circa 2 milioni di parti prematuri ogni anno. Il biossido di azoto (NO2) derivante dalla combustione dei combustibili fossili nei veicoli, nelle centrali elettriche e nelle industrie, è associato a circa 4 milioni di nuovi casi di asma tra i bambini ogni anno, con una stima globale di circa 16 milioni di bambini nel mondo affetti da questo sintomo a causa dell’esposizione a questa sostanza derivata dai combustibili fossili.

Circa 7,7 milioni di visite mediche in pronto soccorso per asma sono attribuibili ogni anno all’esposizione a PM2.5 e ozono (O3) prodotti dalla combustione di combustibili fossili. A livello economico dal rapporto emerge come la Cina continentale, gli Stati Uniti e l’India sostengano i costi più elevati dell’inquinamento dell’aria causato dai combustibili fossili, pari rispettivamente a 900, 600 e 150 miliardi di dollari all’anno.

Le soluzioni

Molte delle soluzioni ipotizzate per combattere il cambiamento climatico sono anche soluzione all’inquinamento atmosferico e viceversa. L’utilizzo di energia rinnovabile e i sistemi di trasporto che fanno affidamento su energia pulita non solo riducono l’inquinamento atmosferico, ma hanno anche un ruolo centrale nel mantenere l’aumento della temperatura globale entro la soglia di 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali, limite indicato dalla scienza per evitare le conseguenze peggiori dell’emergenza climatica.

Una transizione verso un sistema di trasporti accessibile e a emissioni zero è fondamentale per garantire città con aria sicura e pulita. Un trasporto pubblico efficiente, infrastrutture per spostarsi a piedi e in bicicletta e sviluppo della mobilità condivisa (come ad esempio car e scooter sharing) ed elettrica riducono, al contempo, sia lo smog che le emissioni di gas serra, contribuendo a una diminuzione dei casi di malattie cardiovascolari, cancro, obesità, diabete, malattie mentali e malattie respiratorie.

Ricerche dimostrano che la chiusura di centrali a carbone può portare benefici sanitari maggiori del valore dell’elettricità generata. Secondo uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, un abbandono esteso dei combustibili fossili e contestuali investimenti in fonti di energia pulita potrebbero ridurre fino a quasi due terzi le morti premature collegate all’inquinamento atmosferico nel mondo. Una giusta transizione verso le energie rinnovabili è dunque possibile e urgente, e non possiamo permetterci di ritardarla ulteriormente.

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