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Quando i titani si scontrano: come Amazon ha fatto bloccare un contratto tra Microsoft e il Pentagono

13 Febbraio 2020 - 23:17 Valerio Berra
Secondo Bezos, Donald Trump non avrebbe scelto la sua azienda solo per motivi personali

Un contratto. Due aziende con un fatturato oltre i 100 miliardi di dollari all’anno. L’uomo più ricco del mondo e l’uomo che guida gli Stati Uniti d’America. Gli elementi per un conflitto senza precedenti ci sono tutti. Tutto parte da un contratto con il Pentagono, un accordo da dieci miliardi di dollari della durata di dieci anni per una fornitura di servizi cloud. Questo contratto è conosciuto, per la gioia degli amanti di film di fantascienza, come Jedi: Joint Enterprise Defense Infrastructure. Amazon era data favorita per l’assegnazione di questa fornitura, ma il governo ha deciso di affidare tutto a Microsoft, almeno fino a quando un giudice federale non ha bloccato tutto.

Il progetto Jedi e la scalata per l’assegnazione

Inizialmente nella gara per il progetto Jedi erano presenti quattro aziende: Oracle, Ibm, Amazon e Microsoft. Tutti colossi tecnologici, anche se Amazon rispetto alle altre aziende ha una posizione più forte nel mercato del cloud computing. Per cloud computing, fondamentalmente, si intendono due tipi di sistemi: quelli che prevedono l’archiviazione di file, per fare un esempio possiamo pensare al servizio iCloud di Apple o Google Drive di Google, e quelli che invece si basano sull’elaborazione di dati. In pratica, invece di elaborare dati sul nostro computer, ci si appoggia a una, o più, macchine per eseguire questi calcoli.

Il governo degli Stati Uniti ha deciso di affidare il progetto Jedi a Microsoft. Una scelta che Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha contestato davanti alla U.S. Court of Federal Claims, accusando il governo Usa di aver preso una decisione motivata da ragioni che con il mercato non hanno nulla a che fare. Per Bezos infatti la scelta sarebbe dovuta a un’antipatia personale di Donald Trump nei suoi confronti, non solo come presidente di Amazon, ma anche come editore del The Washington Post, giornale spesso critico con la Casa Bianca.

Dalle carte che sono state pubblicate, si legge che Amazon ha chiesto alla U.S. Court of Federal Claims di ascoltare il Presidente Trump, oltre che il segretario alla Difesa Mark Esper, l’ex segretario James Mattis e il capo del dipartimento Information Technology del Pentagono Dana Deasy.

Foto di copertina: Abstract vector created by macrovector – www.freepik.com

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