Lei cinese, lui italiano. San Valentino ai tempi del coronavirus: «Non siamo untori» – Il video
Lei si chiama Hongqin ed è nata in Cina, lui Stefano ed è italiano. Undici anni di amore, un figlio di tre anni e mezzo e una storia fatta di gioie e dolori. Soprattutto nell’ultimo periodo, con la psicosi da Coronavirus. «La situazione sta degenerando, troppi episodi di razzismo. Alcuni sono capitati anche a me e alla mia famiglia. Io, ad esempio, sono stata rifiutata da un tassista. Il motivo? Sono cinese ed ero raffreddata. Mi ha detto di prendere un altro taxi», racconta Hongqin, ospite, insieme al marito Stefano, della redazione di Open a Milano.
Episodi di razzismo
«Incuto paura perché sono cinese? Se hai una faccia asiatica e tossisci in pubblico, ti guardano come fossi un “untore”. So di mamme che hanno registrato casi di razzismo a scuola, so di bimbi che sono stati chiamati “coronavirus”. Questa cosa mi mette tristezza», racconta. Sua sorella, invece, che si era recata nel camerino di un negozio, si è sentita dire da una commessa: «Io non l’aiuto perché non voglio ammalarmi». Un mix di ignoranza, disinformazione e psicosi che rischia di mettere in ginocchio anche le attività commerciali cinesi che, nelle ultime settimane, hanno registrato un calo del 50%, soprattutto nei ristoranti.
Cittadini cinesi che «tendono a non uscire di casa» per evitare di essere discriminati: c’è chi li insulta, chi fa battute razziste, chi si allontana da loro in metropolitana. «Nei cinque giorni di Sanremo, visto che i media si sono concentrati sul Festival, per noi c’è stata pace, anche sui mezzi pubblici», confida Hongqin, da 30 anni in Italia.
Lei cinese, lui italiano: da 11 anni insieme
Stefano e Hongqin si sono conosciuti undici anni fa in Italia. È stato amore a prima vista, durante una pausa caffè. Poi il fidanzamento e la prima volta a casa di lei: «”Tu sposare lei?” mi ha chiesto sua madre, e io: “Sì, certo”. E sapete cosa mi ha risposto? “Allora tu mangia”», ci racconta Stefano. Perché le mamme cinesi sono esattamente «come le mamme siciliane, calabresi e napoletane».
Cibo, cibo, cibo. Pensano ogni giorno, con grande amore, a soddisfare il palato dei loro figli e dei loro nipoti. Una “golosa” dimostrazione d’affetto. «Mamma chioccia, invadente, esattamente come le madri meridionali al punto che, quando andiamo a pranzo da lei, ci cucina 20 piatti e comincia a prepararli alle 5 del mattino», raccontano.
Video di Fabio Giuffrida per Open – Immagine in copertina elaborata da Vincenzo Monaco
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