Ma quale amore: Banksy ci ha sbattuto in faccia (di nuovo) la fine dell’innocenza e la scelta della ribellione
Nel 2004 sul ponte di Waterloo a Londra appariva un’innocente bambina dai capelli scompigliati dal vento che perdeva il suo palloncino a forma di cuore, nota ai più come Girl with Balloon, la Bambina col palloncino, forse l’opera più conosciuta in assoluto di Banksy.
Tentava di recuperarlo stendendo il braccio per ricongiungersi con il proprio compagno di giochi, con uno sguardo amareggiato e prossimo al pianto: come se fosse destinata alla solitudine, privata dal mondo anche di quel semplice palloncino rosso. Banksy tentava però di consolare la bambina, ricordandole che c’è sempre speranza. There is always hope è infatti la scritta che accompagna il murale nella zona di South Bank.
Sono passati quasi 16 anni da allora, e quella bambina è ormai cresciuta: così come è cresciuta in lei la disillusione e una sorta di disperazione, man mano che quel palloncino cui non avrebbe mai potuto ricongiungersi volava via. Come perdere un pezzo di sé nel vento, ma portarne dentro ancora le ferite.
La crescita della bambina con il palloncino
La speranza, nel corso degli anni, sembra essersi annichilita: si è trasformata sempre più in rabbia. La bambina ormai non indossa più un grazioso vestitino mosso da quel vento che le scombina anche i capelli e le porta via il palloncino a forma di cuore. Ora ha il capo coperto da un cappuccio e una fionda in mano.
La giovane di Extinction Rebellion
Un cappuccio che ricalca pressoché in modo identico quello indossato da un’altra bambina ormai cresciuta (sempre che non sia la stessa), già raffigurata in un murale presumibilmente di Banksy nell’aprile 2019, e apparso vicino ad Hyde Park, durante le proteste del movimento ambientalista Extinction Rebellion.
In questo caso la giovane viene raffigurata china a terra, con un cappuccio in testa, un microfono con il logo di Extinction Rebellion e al suo fianco una piccola pianta appena piantata. Ad accompagnare questo murale c’è una citazione tratta da Traité de savoir-vivre à l’usage des jeunes générations (“Trattato di buone maniere per le giovani generazioni”, ndr) di Raoul Vaneigem: «From this moment despair ends, and tactics begin» («Da questo momento finisce la disperazione e iniziano le tattiche», ndr).
Banksy non ha mai rivendicato l’opera, ma gli stessi organizzatori hanno più volte ribadito si trattasse di un originale, tant’è che il murale è stato coperto con una lastra di plexiglas onde evitare azioni vandaliche. Un’ipotesi di “paternità” che si rafforza data anche la presenza dei Massive Attack alla protesta del movimento ambientalista, e alla sempre più frequente associazione tra Robert Del Naja (membro della band britannica, per l’appunto) e Banksy.
Il mash-up delle due giovani
E mesi e mesi dopo ritroviamo Banksy a Bristol, sua città natale, mentre ripresenta al pubblico quello che sembra un mash-up delle due opere precedenti – subito vandalizzato. Un murale che si espande tridimensionalmente e che con un gesto sembra spazzare via definitivamente l’amarezza della bambina a cui il vento aveva rubato il palloncino. Mossa dalla scelta della ribellione e dal riscatto.
È così che quel palloncino di speranza viene fatto esplodere straripando foglie d’edera (che nella simbologia botanica rappresentano continuità e fedeltà, tant’è che nell’antica Grecia venivano utilizzate per comporre le corone degli sposi) e rose.
Il tutto mentre a terra cadono dei papaveri rossi che, nella tradizione inglese (ma si pensi anche al riferimento ai papaveri di Fabrizio De Andrè ne La Guerra di Piero), ricordano i caduti in battaglia, così come le speranze perdute e abbandonate sulla strada durante la crescita.
Una battaglia della bambina che — ormai cresciuta, disillusa, arrabbiata – con una fionda in mano fa partire un colpo: una sorta di “amati, copriti, carica, spara”, per citare un recente brano sulle scelte da compiere nella vita di un rapper ermetico italiano. Il tutto per far esplodere l’illusione che si porta dietro sin dall’infanzia, l’illusione del «C’è sempre una speranza», lasciando invece spazio invece alla sua azione, senza subire più la condizione di passività mista a impotenza e disperazione davanti a uno dei più emblematici eventi che hanno segnato la sua vita. Per plasmare lei stessa il suo futuro con le sue scelte e azioni. Chissà cosa le riserverà il futuro.
Foto copertina: Banksy
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