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Nodo prescrizione per il governo, Bonafede: «Vogliono sfiduciarmi? Se ne assumeranno le conseguenze»

16 Febbraio 2020 - 08:58 Redazione
La riforma, che prevede il blocco della prescrizione dopo la sentenza di condanna in primo grado, è fortemente osteggiata dal partito di Renzi

Il giorno dopo la piazza organizzata dal Movimento 5 stelle a Roma, «mi sono sentito abbracciato dai militanti», per il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è tempo di tornare ad affrontare il tema della prescrizione. «Il boato con cui la piazza mi ha accolto non lo dimenticherò mai», dice in un’intervista al Corriere della Sera.

Ma è proprio dai manifestanti che è arrivato un segnale ai parlamentari grillini e che rimanda all’ultima delle tante contrapposizioni con gli altri membri dell’esecutivo: c’erano parecchi cartelli contro Matteo Renzi e contro l’alleanza con il Partito democratico. Il riferimento naturale è la discussione in corso sulla riforma della giustizia.

«Ma no, da quella piazza non è uscito un messaggio sulle strategie politiche, è arrivata la voce dei cittadini – glissa Bonafede -. Con le forze politiche con cui siamo al governo stiamo scrivendo un’agenda di impegni ambiziosi su temi come economia, ambiente, giustizia. Poi le singole situazioni verranno viste sui territori, passo dopo passo. Il Movimento ha una sola strategia, fare le cose. E con questo governo le stiamo facendo». Ma, di fatto, la riforma del processo penale è passata in Consiglio dei ministri con le assenze pesanti dei componenti di Italia Viva: Teresa Bellanova ed Elena Bonetti.

«Dispiace quando, in un governo che dovrebbe lavorare in squadra, c’è una forza politica che si isola. Detto questo, stiamo parlando di una riforma che tutti gli italiani ci chiedono per accelerare i tempi della giustizia – spiega il ministro -. Non ci possono essere veti e chi li pone dovrebbe poi spiegare ai cittadini che sta bloccando una riforma fondamentale. Si lavora insieme, ci si confronta, ma la politica dei veti non serve agli italiani».

Ed esclude che ci sia stata un’estromissione voluta nei confronti del partito di Matteo Renzi: «La riforma del processo penale l’avevo presentata già a ottobre e il vertice decisivo lo abbiamo fatto il 9 gennaio, ma da allora a causa dei veti siamo arrivati a metà febbraio – sarebbe Iv a essersi – fissata su un punto».

Prescrizione e polemiche

«La mia riforma della prescrizione è già in vigore dal primo gennaio. Ma poiché a me interessa eliminare le impunità e velocizzare i processi – aggiunge Bonafede -, ci siamo messi a lavorare. Con il Pd e con Leu, che pure ha un numero inferiore di parlamentari, si è lavorato alla pari. L’isolamento di Italia Viva è irragionevole».

Anche se il ministro non vede un tentativo di buttare giù il premier Giuseppe Conte, «a un certo punto, quando dici no a qualsiasi cosa e ti metti a votare con l’opposizione, non stai facendo più il gioco di squadra. Che un processo su quattro vada in fumo ogni anno è un problema che andava affrontato, nessuno lo può mettere in dubbio. E noi con il processo penale velocizziamo i processi e ci allineiamo agli altri Paesi Ue».

Un punto d’arrivo immodificabile

Renzi e i suoi sostengono che la riforma della giustizia abbia elementi di incostituzionalità. Bonafede, però, non pare disponibile a cambiarla: «Abbiamo discusso tanto nella maggioranza, il lodo Conte bis è il punto di arrivo di un accordo. Rallentare questa riforma sarebbe particolarmente grave, si bloccherebbe il Paese – dice -. Io ho sempre detto che la prima cosa da fare è investire nelle infrastrutture.

Stiamo facendo un piano di assunzioni di 600 magistrati e 9mila unità di personale amministrativo. Con la riforma del processo penale mettiamo un’ulteriore iniezione di energia. Anche grazie alla collaborazione del Mef inseriamo 500 giudici ausiliari nelle corti d’appello dall’1 gennaio 2021 e mille unità di personale amministrativo dall’1 settembre 2020».

Rischio sfiducia

Bonafede non si preoccupa di un’eventuale mozione di sfiducia che potrebbero proporre i renziani: «Sfiduciare me? Io non commento voci di corridoio, che mi sembrano del tutto illogiche. Ciascuno fa quel che ritiene e si assume le proprie responsabilità. Quando l’argomentazione diventa provocazione, il modo peggiore di rispondere è caderci. La mia riforma è in vigore, il lodo Conte bis è una buona norma, ma non è la mia legge sulla prescrizione. Io alle polemiche e alle provocazioni non ho mai risposto, se non per dire che i cittadini hanno bisogno della riforma in tempi celeri».

E sulla dura opposizione di Iv conclude: «Io sono stato attaccato, mi sono state portate delle offese personali, ma non mi interessa e rispetto tutti. La questione non è personale. Si parla del bene del Paese e io ho giurato sulla Costituzione. Si possono raggiungere obiettivi insieme, gli attacchi me li aspetto dall’opposizione».

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