«Patrick Zaki diffonde notizie false, su di lui nessuna tortura»: le motivazioni del procuratore generale dopo il rifiuto di scarcerazione
«Patrick Zaki ha usato i suoi profili social per diffondere informazioni false e disturbare la pace e l’ordine pubblico». È quanto dichiarato in un comunicato dal procuratore generale al Cairo Hamada El Sawi. Secondo Hamada El Sawi, non ci sono prove che Zaki sia stato torturato, né questo emergerebbe dal verbale dell’interrogatorio dello studente. Inoltre l’abitazione di Zaki è stata perquisita già lo scorso settembre, con l’autorizzazione della madre. «Zaki non era stato trovato in casa al momento della perquisizione».
Per la procura, la prova del comportamento sovversivo del 27enne sarebbero proprio i suoi account Facebook dove «veniva pubblicato materiale contro le istituzioni». Ieri, 15 febbraio, il giudice ha rifiutato infatti la richiesta di scarcerazione del giovane. I giornalisti che erano nell’aula del tribunale di Mansura, in Egitto, riportano che il giovane al giudice ha chiesto di tornare in Italia e ha raccontato degli abusi subiti.
«Mi tengono in un posto terribile. Siamo in 35 in una cella con una sola latrina e una finestra piccolissima», ha detto il 27enne. Domani, 17 febbraio, a Bologna si terrà una grande manifestazione per lui.
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