Brexit, è in Uk da 68 anni e riceve la pensione da 32 ma deve dimostrare di essere residente. Il caso del 95enne italiano
Le complicazioni burocratiche della Brexit continuano a farsi sentire per i cittadini europei residenti nel Regno Unito, compresi gli italiani. È il caso di Antonio Finelli, un uomo italiano di 95 anni a cui è stato chiesto dalle autorità britanniche di dimostrare di essere attualmente residente nel Paese nel quale vive da 68 anni. «È sbagliato», ha dichiarato l’uomo ai giornalisti del Guardian mentre aspettava l’aiuto dei volontari in un centro di consulenza a Islington, al nord di Londra. «Ho ricevuto la pensione e ho lavorato per tutta la vita, quindi non capisco perché devo fornire questi estratti conto bancari», ha dichiarato esprimendo tutta la sua preoccupazione per la sorte dei suoi nipoti.
L’epopea di Finelli e l’Eu settlement scheme
Come scrive The Guardian, Finelli è arrivato nel Regno Unito nel 1952 con pochissime garanzie – una settimana di lavoro pagata e un panino – grazie a una campagna di reclutamento di forza lavoro indetta dallo Stato britannico per far ripartire (e ricostruire) il Paese dopo le devastazioni della seconda guerra mondiale. Con la Brexit anche Finelli ha dovuto far domanda per rimanere nel Paese tramite l’EU settlement scheme, il “regime di insediamento” di cittadini europei. Per rimanere nel Regno Unito tutti i cittadini europei sono tenuti a dimostrare di aver vissuto stabilmente nel Paese per gli ultimi cinque anni.
Nonostante Finelli abbia ricevuto la pensione di Stato per gli ultimi 32 anni, il ministero dell’Interno inglese (Home Office) non avrebbe trovato alcuna prova, alcun documento che lo certifichi. Per questo Finelli ha dovuto fornire un’ampia documentazione per dimostrare il contrario. Piccoli inceppi nella macchina burocratica, inevitabili complicazioni quando si tratta di un cambiamento così epocale come la Brexit, certo.
Ma per i giornalisti del Guardian – che avevano raccontato una storia simile di un uomo di 101 anni italiano la cui età molto avanzata aveva mandato in tilt il database del governo – si tratta però dell’ennesimo esempio di come l’uscita dall’Ue possa provocare preoccupazioni e ansie e incidere negativamente sulla salute dei cittadini europei che vivono nel Regno Unito, oltre a complicare notevolmente le loro vite.
Ad ogni modo, non ci dovrebbero essere cambiamenti o ulteriori restrizioni sulla mobilità dei cittadini Ue in Regno Unito, almeno non prima della fine del periodo di transizione prevista per il 31 dicembre 2020.
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