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Calcio, arbitra di 16 anni aggredita dall’allenatore ospite a fine gara

17 Febbraio 2020 - 10:16 Redazione
«Non volevo fare del male, volevo solo richiamare la sua attenzione e parlare», ha detto l'allenatore 35enne accusato dell'aggressione.

Un match di calcio dilettantistico è terminato con un’aggressione all’arbitra, con la ragazza, una 16enne, che è stata strattonata e insultata dall’allenatore della squadra ospite e da un tifoso allontanatosi poi per l’intervento del padre di lei. È successo lo scorso sabato pomeriggio, in Brianza durante la partita Real Meda-Rivazzanese – riporta Il Giorno – con la prima squadra che ospitava la seconda, di Pavia, nel corso del campionato regionale Under 15 femminile. Ad aggredire la ragazza, verbalmente e fisicamente, sono stati due uomini: l’allenatore e un tifoso. Verso la fine del match il risultato è ancora sull’uno a uno per le due formazioni appaiate al quinto posto in classifica. Nei minuti finali il Real è in attacco e l’arbitro inizia a fischiare la fine del match.

Il secondo fischio coincide con un tiro della giocatrice del Meda, tiro che finisce in porta sul terzo fischio (ne servono tre per decretare la fine dell’incontro). La 16enne convalida la rete. Una decisione che ha provocato la reazione dell’allenatore ospite che ha reagito contro la ragazza mettendole le mani addosso, strattonandola e spingendola. L’arbitro ha cercato di ripararsi mentre un genitore dagli spalti ha scavalcato la recinzione e tentato di raggiungerla. «Questa persona voleva picchiare l’arbitro, diceva di volerla prendere a calci – racconta Gianni Zaninello, direttore generale del Real Meda –. Quando ha sentito che il padre della ragazza aveva chiamato i carabinieri, ha scavalcato ed è scappato per i campi».

Ora a essere nei guai è l’allenatore 35enne della squadra ospite che, oltre a dover rispondere alla giustizia sportiva per aver rubato dal suo spogliatoio il referto di gara, potrebbe incorrere in una denuncia da parte della famiglia della 16enne. «Non era assolutamente mia intenzione fare del male e neppure spaventare l’arbitro. Volevo solo richiamare la sua attenzione e chiederle spiegazioni per la sua decisione. Il mio errore è stato solo quello di metterle una mano su un braccio: avrei dovuto parlarle con le mani dietro la schiena». È stata a giustificazione dell’allenatore 35enne.

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