Morire a 20 anni di anoressia, la mamma di Lorenzo: «Noi siamo stati anche fortunati perché potevamo permetterci le cure»
I genitori di Lorenzo non si danno pace. «Lollo cosa potevo fare per aiutarti e averti ancora con me?», chiede la mamma a una tomba nel cimitero. Suo figlio non c’è più, ucciso a soli 20 anni dall’anoressia, ma ancor prima da un sistema che sembra non funzionare. «Le famiglie vengono lasciate sole, non ci sono abbastanza strutture adeguate», denunciano Francesca e Fabio in due interviste riportate da la Repubblica e dal Corriere della Sera. Hanno deciso di raccontare la loro storia per cercare di essere d’aiuto a chi sta vivendo la loro stessa tragedia, per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema che sembra essere ancora tabù: l’anoressia maschile.
«Non ci sono differenze tra uomini e donne, si tratta di anime ipersensibili, esigenti con se stesse, che si fanno carico dei problemi degli altri. Non è cercare la magrezza per essere soubrette. Non si sentono compresi, anche chi è molto amato come lo era Lorenzo». A farlo ammalare è stato un eccessivo perfezionismo: «Voleva essere apprezzato per ciò che era. Era un perfezionista. Questa è una caratteristica comune sia dell’anoressia maschile che di quella femminile».
Lorenzo si ammala in prima liceo: «Un giorno in lui è scattato qualcosa: ha smesso di mangiare». Poi la confessione a una dottoressa: «Non mangio perché così so che prima o poi morirò, non ho il coraggio di togliermi la vita in altro modo». «Abbiamo deciso di affidarlo a una clinica privata in Valle d’Aosta, c’erano pochi posti, ma ce n’era qualcuno riservato ai privati», dicono i genitori. E ammettono: «Abbiamo fatto di tutto per aiutarlo anche perché economicamente potevamo permettercelo: l’abbiamo affidato a strutture private e fatto seguire da super esperti».
In Valle d’Aosta Lorenzo sembra stare meglio, torna a sorridere, a studiare, a uscire con gli amici, poi però arriva l’università, torna l’incubo non farcela e insieme la malattia. Lorenzo però ormai ha 18 anni e i suoi genitori non possono più decidere per lui. «A quel punto siamo diventati impotenti», Lorenzo veniva portato in ospedale, ma poi firmava le dimissioni e i suoi non potevano farci nulla. «Quella malattia è un mostro dell’anima. Ora stiamo soffrendo il peso del fallimento». E a Francesca e Fabio non rimane altro da fare che andare al cimitero e parlare a una tomba: «Lollo cos’altro potevamo fare per te?».
Immagine copertina: Lorenzo Seminatore con la madre | Facebook
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