No! Un documento cinese non prova l’origine del coronavirus in un laboratorio di Wuhan
Secondo Tgcom24 «il Coronavirus è uscito da un laboratorio vicino al mercato di Wuhan», lo dimostrerebbero degli «scienziati cinesi». Si riferiscono a Botao Xiao e Lei Xiao della South China University, i quali «gettano nuove ombre sullʼiniziale diffusione del virus».
Fanno riferimento a un documento recuperato e condiviso sulla piattaforma Scribd.com dall’account del sito complottista ZeroHedge, noto da anni per la sua attività di disinformazione, sospeso anche da Twitter.
Il testo proviene dal sito ResearchGate, un social network che permette ai ricercatori di caricare i propri lavori. Non è una rivista scientifica e non esegue una peer-review. Il documento in questione risulta rimosso dal social, ma ne rimane una copia cache.
Si tratta di un “pre-print”
L’articolo è “preprint“, non risulta essere stato pubblicato in una rivista scientifica, la quale prevede invece la peer-review, ovvero l’esame dell’articolo da parte di esperti.
Abbiamo abbastanza elementi per identificare il primo firmatario, Botao: si occupa di biochimica, genetica e biologia molecolare. Risulta inoltre avere un h-index piuttosto basso. Detta in maniera molto semplice, l’h-index misura l’autorevolezza dei ricercatori scientifici, sulla base degli studi pubblicati e di quanto sono stati citati in altri lavori.
Lo “studio”
Trattandosi di un estratto, non sappiamo se si tratta di uno studio vero e proprio o di una proposta “alternativa” basata su alcuni elementi:
«Abbiamo notato due laboratori che conducono ricerche sul coronavirus dei pipistrelli a Wuhan – recita l’abstract – uno dei quali a soli 280 metri dal mercato del pesce. Abbiamo esaminato brevemente le storie dei laboratori e proposto che il coronavirus probabilmente proveniva da un laboratorio».
Uno dei laboratori è il National Biosafety Laboratory di Wuhan di cui si è parlato nei giorni precedenti a causa delle prime voci di un “virus ingegnerizzato sfuggito al controllo”, che hanno visto come vittima la scienziata Shi Zhengli, tutt’ora al centro di una macchina del fango: la sua colpa è quella di aver studiato i coronavirus dei pipistrelli, contribuendo a scoprire l’origine dell’attuale epidemia.
In sostanza si fa riferimento a dati surrogati. Nelle poche pagine pubblicate su ResearchGate non si fa riferimento ad alcuno studio sul genoma del nuovo coronavirus, se non nelle fonti menzionate, che non riportano dati alternativi sull’origine dell’epidemia.
Su quali fonti si basano?
I ricercatori suppongono bassa la probabilità che dei pipistrelli si trovassero nel mercato di Wuhan – da dove si ritiene che sia partita l’epidemia – e fanno riferimento a dati aneddotici: «testimonianze di 31 residenti e 28 visitatori».
Alla ricerca di una origine alternativa riportano la presenza di due laboratori: il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie «a circa 280metri dal mercato», e un laboratorio appartenente all’Istituto di virologia di Wuhan a 12Km dal mercato, ovvero il già menzionato National Biosafety Laboratory.
Gli autori citano anche due episodi in cui un ricercatore avrebbe rischiato di essere contaminato dai pipistrelli, entrando in contatto col loro sangue e urina, decidendo di mettersi in quarantena due volte.
Le fonti sono un articolo del Changjiang Times del 2017 e uno del Thepaper del 2019. Si tratta di quotidiani online, non di riviste scientifiche.
Il documento non risulta più accessibile da giorni su ResearchGate, rimosso probabilmente dalla piattaforma o dagli stessi autori. Nel documento vengono citati anche Nature e Lancet, fonti autorevoli, ma solo ed esclusivamente per l’introduzione sul tema e non come prova della teoria.
Cosa dicono davvero Nature e The Lancet
Non è del tutto certo che il virus sia passato direttamente dai pipistrelli all’uomo. Dall’analisi genomica si ipotizza l’esistenza di un’altra specie animale, dove il nuovo coronavirus – discendente da un ceppo dei pipistrelli – avrebbe avuto origine, effettuando il salto finale nell’uomo.
L’esistenza di un “ospite intermedio” si verificò anche con Sars e Mers. Per il nuovo coronavirus inizialmente si è ipotizzato che gli ospiti intermedi fossero i serpenti, ma questa tesi è stata respinta quasi subito dalla comunità scientifica.
Ne ha scritto proprio su Nature David Chyranoski, autore di un altro articolo del 2017, dove si metteva in dubbio la sicurezza del National Biosafety Laboratory di Wuhan.
Ma gli autori del preprint sbagliano anche nel supporre che non potessero trovarsi i pipistrelli che avevano incubato il ceppo da cui ha avuto origine il nuovo coronavirus. «Fanno riferimento ai Rhinolophus affinis – spiega a Open Luca Fanasca di Patto trasversale per la scienza – ma i coronavirus ZC45 e ZXC21 (parenti più prossimi di SARS-CoV-2) infettano anche i Rhinolophus sinicus, che in Cina si trovano eccome».
Certamente si è parlato di un articolo di The Lancet che metterebbe in dubbio l’origine nel mercato ittico della città, ma i risultati non sono definitivi e non si solleva affatto la tesi del virus ingegnerizzato in laboratorio.
La tesi del laboratorio senza prove e smentita dagli esperti
Sappiamo inoltre, quanto sia improbabile scientificamente l’ipotesi del virus fuggito da un laboratorio. Un’ulteriore smentita riguardo alla teoria del virus creato in laboratorio ci arriva anche da Guido Silvestri, professore ordinario e capo dipartimento di Patologia alla Emory University di Atlanta, il quale ritiene sia del tutto priva di fondamento: «come sostenere che l’HIV non esiste».
La stessa Nature, citata da TGCom24, ha dovuto aggiornare l’articolo di Chyranoski del 2017 a seguito delle interpretazioni nate dallo stesso:
Editors’ note, January 2020: Many stories have promoted an unverified theory that the Wuhan lab discussed in this article played a role in the coronavirus outbreak that began in December 2019. Nature knows of no evidence that this is true; scientists believe the most likely source of the coronavirus to be an animal market.
Nella nota si precisa che non ci sono prove che il virus sia legato a un laboratorio a Wuhan e riportano che gli scienziati ritengono che la fonte più probabile sia un mercato di animali.
Chi ha diffuso la teoria
I media italiani che hanno diffuso la teoria – in particolare con i titoli – sono stati:
- TGCom24 («Scienziati cinesi: “Il coronavirus è uscito da un laboratorio vicino al mercato di Wuhan”»);
- Il Giornale («Cina, il report di due biologi: coronavirus uscito da laboratorio»);
- Rainews (capitolo «Ipotesi di due biologi cinesi: “Coronavirus uscito da laboratorio di Wuhan”»);
- Libero («Coronavirus, la scoperta dei due biologi di Wuhan cambia tutto: “Due laboratori nel mirino”, cosa è successo»);
- IlSicilia.it («Coronavirus, ombre sulla sua nascita: “È uscito da un laboratorio di Wuhan”»)
- Abruzzoweb.it («Coronavirus, scienziati: “È uscito da laboratorio vicino mercato di Wuhan”»);
Blastingnews(«Scienziati cinesi: ‘Il Coronavirus è uscito da un laboratorio di Wuhan’»)[Nota: articolo rimosso];- Silenziefalsita.it («Scienziati cinesi: «È plausibile che il coronavirus sia trapelato da un laboratorio e abbia così contaminato i pazienti iniziali»»);
- Improntaunika.it («Clamoroso, il coronavirus è uscito da un laboratorio vicino al mercato di Wuhan»);
- Meteoweb («Coronavirus, altro che semplici pipistrelli: due biologi avrebbero scoperto da dove è arrivato. La natura non c’entra»);
- Notizie.it («Coronavirus uscito da un laboratorio di Wuhan: l’ipotesi di due biologi»)
- Il Primato Nazionale («“Coronavirus uscito da laboratorio vicino al mercato di Wuhan”. Due biologi cinesi smentiscono Pechino»).
Leggi anche:
- Coronavirus, tutte le notizie della notte: la Cina toglie i dazi sulle attrezzature mediche. I morti superano i 1800
- Coronavirus. La storia del video dei medici armati di pistole e fucili a Wuhan
- Coronavirus. Il messaggio Whatsapp che rischia di danneggiare qualunque negozio cinese di fronte a un benzinaio