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Migranti, la difesa di Salvini su Open Arms: «Doveva andare a Malta» – Il documento integrale

17 Febbraio 2020 - 15:33 Redazione
Secondo il leader della Lega, «è il Paese della nave che ha effettuato il salvataggio». Il pdf con il documento integrale

«L’Italia non aveva alcuna competenza e alcun obbligo rispetto a tutti i salvataggi effettuati dalla nave spagnola Open Arms, avvenuti al di fuori di aree di sua pertinenza». Sono queste le parole del leader della Lega Matteo Salvini che ha presentato la sua memoria difensiva inerente il caso Open Arms, nella sua memoria difensiva. Si tratta della terza richiesta di processo a carico dell’ex ministro dell’Interno, dopo il caso Diciotti e il caso Gregoretti. A dimostrazione che l’Italia non aveva alcun obbligo – spiega Salvini – è «lo scambio di corrispondenza tra La Valletta e Madrid nei primi giorni dell’agosto 2019».

«È sicuramente lo Stato di bandiera della nave che ha provveduto al salvataggio – prosegue nella sua difesa – che deve indicare il Pos (il porto di sbarco sicuro ndr) nei casi di operazioni effettuate in autonomia da navi Ong». Nella memoria difensiva del leader del Carroccio si legge che Open Arms ha chiesto un porto sicuro all’Italia nella serata del 2 agosto ma «non può ricadere sullo Stato italiano l’onere di una risposta di competenza di altri Stati. Open Arms poteva dirigersi verso altri Paesi che avevano l’obbligo di accoglierla».

Era il primo agosto dello scorso anno quando l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini firmava – insieme ai titolari di Difesa e Infrastrutture – il decreto con cui impediva alla nave Open Arms l’ingresso, la sosta e il transito: «Non si può confondere – prosegue la memoria – l’ingresso in acque territoriali, a fini di sicurezza e navigazione e di assistenza alle persone bisognevoli, con il diritto allo sbarco e all’attracco. Lo confermano gli stessi legali di Open Arms che il 19 agosto chiedono una integrazione al precedente decreto cautelare del Tar per consentire approdo e sbarco».

L’ex ministro dell’Interno ha poi ricordato che l’imbarcazione era omologata per 19 persone. Il comandante, «dopo il primo salvataggio effettuato in zona sar libica il primo agosto con 55 persone portate a bordo, ne ha prese altre 69 il 2 agosto: doveva immediatamente dirigersi verso Spagna, Malta o Tunisia. Invece – ha proseguito Salvini – il comandante ha deliberatamente scelto l’Italia quale luogo di attracco e sbarco».

«Infatti – è la linea difensiva di Salvini – il comandante ha rifiutato il Pos concesso dalla Spagna il 18 agosto e addirittura rifiutato l’assistenza offerta dalla Capitaneria di Porto italiana che si era detta disponibile ad accompagnare la nave verso la Spagna, prendendo a bordo alcuni immigrati». E ancora: «La stessa Spagna aveva inviato verso Lampedusa l’unità Audaz per dare assistenza alla Open Arms (18 agosto). È quindi paradossale affermare che, per il solo fatto di essere entrata in acque italiane senza aver ottenuto il Pos, possa configurarsi il reato di sequestro di persona».

Gli eventi dell’agosto 2019, sottolinea Salvini nelle conclusioni della memoria difensiva, sono «simili a quelli del 16 marzo 2018, che avevano coinvolto Open Arms e lo stesso comandante e rispetto ai quali la procura di Ragusa aveva già chiesto il rinvio a giudizio con le accuse di violenza privata e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il Viminale è parte lesa».

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