Jeff Bezos lancia il fondo da 10 miliardi per salvare il pianeta: Greenwashing o c’è di più?
«Il cambiamento climatico è la più grande minaccia per il nostro pianeta». Così Jeff Bezos ha annunciato su Instagram la sua discesa in campo nella lotta alla protezione dell’ambiente. Venti giorni dopo la richiesta da parte di 300 dipendenti di Amazon di maggiori sforzi sul clima da parte dell’azienda, criticata per le sue politiche poco “verdi”, il miliardario ha deciso di lanciare il «Bezos Earth Fund».
Il Fondo per la Terra da 10 miliardi dollari sovvenzionerà ricercatori, attivisti e Ong nella lotta al cambiamento climatico e in «qualsiasi sforzo che offra una concreta possibilità» per aiutare a preservare la terra. Secondo The Verge l’iniziativa non sosterrà progetti di aziende private, ma sarà votata interamente a donazioni benefiche. L’assegnazione delle borse di studio per finanziare progetti ambientali prenderà il via in estate.
La spinta a un intervento green da parte di Bezos che è arrivata soprattutto dai dipendenti che aderiscono all’Amazon Employees for Climate Justice (Aecj), l’associazione che ha mosso diverse critiche al piano ambientale presentato il 19 settembre scorso da Bezos. Il Ceo aveva annunciato che nel 2040 Amazon avrebbe raggiunto “emissioni zero”.
Secondo l’Aecj, la compagnia dovrebbe puntare alla neutralità carbonica entro il 2030. Bezos ha rivisto il tiro e lanciato il suo appello: «Possiamo salvare la Terra», condividendo «un’azione collettiva, di grandi e piccole aziende, Stati, organizzazioni globali e individui». Concludendo: «La Terra è la cosa che tutti noi abbiamo in comune. Proteggiamola insieme».
È greenwashing?
Sull’annuncio non sono però mancate critiche e polemiche. Per molti si tratterebbe di una classica strategia di comunicazione in stile “greenwashing“. Amazon ha di fatto costruito il suo successo su un’enorme rete logistica di trasporti stradali per garantire consegne sempre più veloci, è un grande produttore di gas serra, i principali responsabili dell’emissione in atmosfera di anidride carbonica. Secondo la piattaforma online «Climate Watch», i 44,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalente prodotta ogni anno da Amazon rappresentano poco più del 10% delle emissioni annue totali della Francia.
«Apprezziamo la filantropia di Jeff Bezos, ma una mano non può dare ciò che l’altra sta portando via», ha affermato l’Amazon Employees For Climate Justice una nota. «Le persone della Terra devono sapere: quando Amazon smetterà di aiutare le compagnie petrolifere e del gas a devastare la Terra con ancora più pozzi di petrolio e gas?». Di recente Amazon ha siglato accordi redditizi con le società di combustibili fossili BP, Shell e Haliburton, fornendo la tecnologia per una migliore esplorazione e automazione dei giacimenti petroliferi.
Chi ci crede
Per Margaret O’Mara, professoressa all’Università di Washington specializzata in storia delle aziende tecnologiche, la dichiarazione di Bezos è «molto potente»: un’azione che lo colloca al pari di altri magnati della tecnologia come la «Microsoft co-founder» di Bill Gates dedicata ad affrontare il problema del surriscaldamento globale.
È davvero cosi? Bezos ha fornito solo dei dettagli rudimentali su ciò che il Fondo terrestre farà e non ha affrontato direttamente le priorità che intende sostenere, oltre a «qualsiasi sforzo che offra una reale possibilità di aiutare a preservare e proteggere il mondo naturale».
Parole vaghe che hanno portato molti a commentare l’ipocrisia di un uomo la cui azienda ricava miliardi da imballaggi con carta e plastica e li consegna emettendo combustibili fossili.
Ma non c’è solo l’ambiente: altri hanno attirato l’attenzione sulla difficile situazione dei lavoratori di Bezos in tutto il mondo, che hanno sopportato condizioni di lavoro disumane per soddisfare le esigenze di vendita al dettaglio e una riduzione dei costi.
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