Brexit, dal 2021 visti solo a chi sa l’inglese e ha un lavoro qualificato
Niente visto per chi non sa parlare inglese e non è sufficientemente qualificato. Sparisce il sogno di trasferirsi a Londra come semplice cameriere perché sarà sempre più difficile mettere piede nel Regno Unito nell’era post Brexit. Un sistema a punti valuterà le competenze e darà la precedenza a chi arrivi con un’offerta di lavoro o accademica. Il governo del premier britannico, Boris Johnson, ha reso note le nuove linee guida per gli immigrati, regole che si applicheranno a quanti arriveranno nel Regno Unito a partire dal 2021: sono destinate a chiudere le frontiere a quella schiera di giovani intraprendenti andati nel Regno Unito proprio per imparare l’inglese, lavorando come lavapiatti o cameriere.
Controllo frontiere
Downing Street, che spera di approvare nei prossimi mesi la nuova legge, non prevede l’opzione di dare permessi a lavoratori «poco qualificati» e neppure «visti» di ingresso nel Paese «per lavori temporanei». L’obiettivo è riprendere «il pieno controllo» delle frontiere «per la prima volta in decenni» ed eliminare «un sistema migratorio distorto dalla libertà di circolazione europea». Secondo il progetto, gli europei e gli immigrati del resto del mondo che vogliono vivere nel Regno Unito saranno trattati con gli stessi standard. La «priorità assoluta» del sistema sarà quella di concedere l’ingresso solo «alle persone più qualificate e talentuose».
Lo stipendio
Le offerte di lavoro per gli immigrati dovranno garantire uno stipendio superiore alle 25.600 sterline (30.800 euro) all’anno, meno dunque delle 30.000 sterline (36.000 euro) ora offerte agli stranieri extracomunitari. Le modifiche entreranno in vigore il 1 gennaio 2021, dopo la fine del periodo di transizione alla Brexit, durante il quale il Regno Unito continuerà a mantenere la libera circolazione delle persone per i cittadini dell’UE.
«Solo i migliori e più brillanti»
«La cosa giusta è che le persone parlino inglese prima di venire nel nostro Paese» e che «abbiano un percorso sponsorizzato, attraverso un lavoro o un’istituzione accademica», ha spiegato il ministro dell’Interno, Priti Patel. «Il sistema – ha aggiunto – garantirà che «potranno venire nel Regno Unito solo i migliori e più brillanti». E a quanti già prevedono conseguenze disastrose per l’economia (la chiusura di fabbriche ed esercizi commerciali proprio per la mancanza di manodopera a basso costo), il governo risponde assicurando che gli europei già presenti nel Regno Unito, che hanno il diritto di rimanere dopo la Brexit, «daranno alle aziende la flessibilità necessaria per soddisfare le esigenze del mercato del lavoro».
«Siamo consapevoli che queste proposte rappresentano un cambiamento significativo per le aziende», ammette l’esecutivo, che sta preparando un «programma di comunicazione globale». Nel sistema a punti, ispirato al modello di immigrazione australiano, sarà 70 il numero magico da raggiungere per ottenere il visto: varranno, oltreché lingua e offerta di lavoro qualificato, anche lo stipendio offerto e il lavorare in un settore che necessità manodopera.
Leggi anche:
- Brexit, è in Uk da 68 anni e riceve la pensione da 32 ma deve dimostrare di essere residente. Il caso del 95enne italiano
- «Qui si parla solo inglese. O tornate a casa vostra»: il volantino post Brexit in un condominio di Norwich
- «La Scozia tornerà in Europa come Paese indipendente». La promessa appena dopo la Brexit
- Brexit, si riaccende lo scontro tra Regno Unito e Grecia sui Marmi di Elgin
- Con la Brexit torneranno in patria i Marmi di Elgin e altre opere europee? – L’intervista
- Lavoro, nel 2019 più contratti stabili nonostante il calo di dicembre. E gli under 25 «vedono rosa»
- Migranti, via libera alla Ocean Viking con 274 persone a bordo: assegnato il porto di Pozzallo
- Brexit, torna la tensione Ue-Regno Unito. Barnier: «Nessun progresso serio, loro approccio è inquietante»