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Coronavirus. Nuovo laboratorio batteriologico a Wuhan? No! Si occupa di batterie al litio

19 Febbraio 2020 - 12:54 Juanne Pili
Un professore accusato di spionaggio su batterie al litio accostato al complotto del coronavirus, perché?

Un blog che si occupa di vaccinazioni in ambito free-vax pubblica un articolo dove si riporta una suggestiva storia di spionaggio, parlando senza mezzi termini di «un pretesto per produrre un vaccino e nuovi antivirali». Insomma, si allude ancora riguardo l’esistenza di un laboratorio a Wuhan, epicentro dell’epidemia in Cina, da dove sarebbe “scappato” il nuovo Coronavirus.

Ogni genere di informazione può essere digerita e presentata come argomento per alimentare questo genere di narrazioni. Come per il caso delle accuse di spionaggio, nei confronti del professore di Harvard Charles Lieber.

Una avvincente storia di spie cinesi e «polizia sanitaria»

Avevamo già approfondito l’argomento del “virus ingegnerizzato” mostrando come simili tesi siano infondate, sia logicamente che scientificamente, manifestando preoccupazione quando finiscono per essere veicolate dai media di massa, divenendo ulteriori sedicenti prove, nelle mani dei movimenti no vax.  

«Presidente del Dipartimento di Chimica e Biologia Chimica dell’Università di Harvard – spiegano i free-vax a proposito di Lieber – è stato arrestato perché ha intascato 1,5 milioni di dollari dai cinesi per aver fornito segretamente il suo aiuto a creare una ricerca in un laboratorio

È anche accusato di mentire in merito a un contratto redditizio che ha firmato con l’Università di Tecnologia di Wuhan e aver guidato un gruppo di ricerca di Harvard, incentrato sulle nanoscienze, apparentemente sconosciuto alla stessa università statunitense».

Abbiamo tutti gli ingredienti utili per fare un minimo di clickbait, attraverso le parole chiave “laboratorio” e “Wuhan”. Poi, come per ogni tesi di complotto che si rispetti, queste coincidenze diventano invece dati attendibili. 

«Ormai è sempre più chiaro – continuano gli autori – che l’epidemia di Coronavirus rientra in uno scenario internazionale di porcate senza confini … La Cina è, e rimane, una nazione dove il controllo della popolazione si avvia ad essere, anche attraverso metodi di polizia sanitaria».

Il caso del professor Lieber

Secondo quanto riporta la rivista Time il 13 febbraio, le autorità federali hanno dichiarato che Lieber e altri ricercatori, indagati anche per aver rubato dei campioni di laboratorio, «potrebbero non aver segnalato almeno 375 milioni di dollari in doni e contratti stranieri … negli ultimi quattro anni».

Lieber, in qualità di presidente del dipartimento di chimica dell’Università di Harvard, deve difendersi dal mese scorso, contro l’accusa di mentire riguardo ai sui suoi legami «con un programma di assunzioni gestito dalla Cina». Si sospetta quindi che possa aver passato di informazioni riservate a Pechino, in cambio di compensi.

Lieber è stato così arrestato dagli agenti dell’Fbi il 28 gennaio, salvo poi essere rilasciato con una cauzione di un milione di dollari. Il Professore era coinvolto col Thousand Talents Plan, destinato ad attirare tecnologie straniere in Cina. Inoltre firmò un contratto con la Wuhan University of Technology (Wut).

Nell’Istituto di Wuhan, dietro ingenti compensi, Lieber avrebbe collaborato alla realizzazione di un laboratorio di ricerca, di cui Harvard non è stata mai informata. Secondo l’Fbi – che si basa su una deposizione giurata – Lieber avrebbe avuto rapporti poco trasparenti con Pechino dal 2012 al 2017.

Abbiamo uno scandalo non indifferente: parliamo infatti di uno dei principali pionieri della nanoscienza. Nessuna accusa nei suoi confronti parla di complicità in piani di bio-terrorismo. Possiamo ritenere comunque plausibile che proprio da quel laboratorio fosse venuto fuori il nuovo coronavirus?

Batterie al litio e virus ingegnerizzati, per “durare di più”

Di questa presunta attività di spionaggio da parte di Lieber si interessò anche la rivista Science, in un articolo del 4 febbraio. Scopriamo così che lo scopo del laboratorio del Wut era quello di «svolgere ricerca e sviluppo avanzate sulle batterie agli ioni di litio basate su nanofili ad alte prestazioni per veicoli elettrici». 

Forse la smania di dover trovare a tutti costi prove riguardo al complotto del coronavirus, ha fatto sì che qualcuno confondesse il termine inglese “battery” (batteria), con “bacteria” (batterio)? Fermo restando che si parla di un virus. 

Proprio quest’anno gli scienziati che hanno sviluppato le batterie al litio sono stati fregiati del Nobel per la chimica. Sappiamo che la Cina è molto competitiva nel campo della ricerca sullo sviluppo di batterie di nuova generazione. Questa tecnologia sarà decisiva per rendere più efficienti i trasporti elettrici, ragione per cui è plausibile che Pechino possa svolgere attività di spionaggio in merito.

Science sembra avanzare dubbi sulla reità di Lieber, visto che stando alle fonti a disposizione, in nessun documento risulta che lo scienziato si occupasse di questo genere di batterie.

Non di meno, il Professore ha lavorato alla realizzazione di nanostrutture in nanofili da utilizzare come transistor e altri circuiti logici complessi. Dal 2017 integra i nanofili con la biologia, nello studio del cervello e della retina nelle cavie. In modo da studiare la comunicazione elettrica tra i neuroni.

Tanto il laboratorio di Wuhan in questione quanto l’attività accademica di Lieber non c’entrano niente con virus e batteri.

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