Siria, parla il padre che fa ridere la figlia al suono delle bombe: «Quando crescerà non potrò più nasconderle la verità»
Il suo tentativo di distrarre la figlia Selva dal suono dei bombardamenti incessanti nella region di Idlib ha fatto in poche ore il giro del mondo. Abdullah Al-Mohammad è diventato il volto di una Siria che prova ad andare avanti tra il fragore delle bombe, il volto di un padre generoso e affettuoso che ha deciso di proteggere la figlia di tre anni dagli orrori della guerra inventandosi un gioco. «In questi ultimi anni, ho visto troppi bambini traumatizzati da quello che accade in Siria. Sto parlando di bimbi che hanno assistito a scene così atroci, che neanche un adulto dovrebbe mai vedere. Faccio in modo che mia figlia trascorra gran parte del tempo dentro casa, ma neanche qui siamo al sicuro», racconta il padre a la Repubblica.
«Un mese fa, un razzo ha centrato una casa a non più di duecento metri dalla nostra. L’esplosione è stata potentissima e sotto le macerie sono rimaste due famiglie. Selva è subito scoppiata a piangere». A Sarmada di bombe ne esplodono tantissime e così, «ho pensato di farle credere che conoscevo benissimo la persona che aveva fatto tutto quel rumore. E che l’aveva fatto per noi, soltanto per farci ridere». Il padre ha portato quel pizzico di magia nell’orrore e nella tragedia: «Per esempio, le ho detto che tutte le pistole di quel signore sono di carta. Sono così riuscito a esorcizzare la sua paura delle bombe evitando che le crei dei problemi psicologici».
Appena padre e figlia avvertono il suono di una bomba devono subito dire se si tratta di un aereo o di un missile. «Al primo che risponde, e può pronunciare la parola che vuole, l’altro dice: “Hai ragione, e rideremo quando ci colpirà”. Spesso non facciamo in tempo a dire “aereo” o “missile” che Selva è già piegata in due dalle risate. In quel momento so di avere raggiunto il mio obiettivo, soprattutto quando la sua risata coincide con la deflagrazione di una bomba. In questo modo evito che lei rimanga traumatizzata da un’esplosione e che sviluppi una nevrosi per il terrore della guerra». Ma presto i 3 anni della bambina svaniranno lasciando spazio a pensieri più consapevoli: «In quel momento non potrò fare altro che esserle vicino, e dirle che, prima o poi, questo orrore finirà».
«È vero, quando diventerà più grande non potrò nasconderle la verità, ma lei avrà finalmente i mezzi per capire e analizzare quello che sta accadendo. Ma ora è solo una bambina piccola che ha l’enorme sfortuna di trovarsi nel mezzo di una guerra orrenda». Dall’inizio dei bombardamenti su Idlib l’offensiva di Damasco ha portato a 900mila sfollati: «Una violenza inaudita», dice Mohammad. «Negli ultimi anni pensavo di avere assistito al peggio. Ma quello che tanno facendo nelle ultime settimane le truppe del regime sostenute dall’aviazione di Mosca è senza precedenti».
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