Coronavirus, fine della quarantena alla Cecchignola. C’è chi scherza e chi ha paura: «Non ci riprendete. Vogliamo proteggerci dai pregiudizi»
Passata la paura per il contagio da Coronavirus per i primi 19 italiani che oggi hanno lasciato la Cecchignola alla fine della quarantena, rischia di cominciare quella per le possibili discriminazioni una volta lasciata la cittadella militare: «Vi chiediamo di non riprenderci con le telecamere – hanno chiesto ai giornalisti i primi a uscire – perché da domani torneremo alle nostre vite e non vogliamo essere guardati come persone potenzialmente nocive agli altri. Stiamo bene – hanno aggiunto – lo attestano tutti i controlli e lo stesso certificato che ci hanno rilasciato, vogliamo proteggici dai pregiudizi».
Ma c’è anche chi ormai libero di andare via non si nasconde agli obiettivi, come Paolo, 50 anni di Modena: «Siamo gli unici italiani ‘virus free’ – ha detto appena fuori dalla Cecchignola – Al giovane positivo allo Spallanzani faccio tanti auguri. E agli altri italiani che arriveranno nei prossimi giorni qui in quarantena dico che sono in una botte di ferro». E c’è anche chi scherza, come Lorenzo, 22 anni, che ha riabbracciato i genitori per fare ritorno a casa in Abruzzo: «Ci siamo finalmente visti senza le mascherine, ora sì che ci conosciamo a viso intero». E il padre lo ha abbracciato commosso: «Sono lacrime di gioia. Non lo vedevamo da agosto».
In 56 erano stati rimpatriati da Wuhan lo scorso 3 febbraio. Sono passati 17 giorni prima che potessero lasciare la cittadella militare, qualche giorno in più rispetto al previsto, dopo che uno tra loro, un ricercatore di 29 anni della provincia di Reggio Emilia, era risultato positivo ai test per il coronavirus. Buona parte di loro sta tornando a casa con le proprie famiglie. Altri hanno raggiunto la stazione Termini con una navetta messa a disposizione dall’esercito. Gli altri 36 partiranno domani 21 febbraio a bordo di navette che li porteranno all’aeroporto di Fiumicino e alla stazione Termini. «Si chiude un periodo pesante di preoccupazione e tensione – dicono i genitori di una delle persone in isolamento – Siamo contenti che sia finita bene».
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