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Le molestie nell’Accademia delle Belle Arti di Napoli non sono un caso isolato

20 Febbraio 2020 - 11:29 Giada Ferraglioni
Le testimonianze di ragazze che hanno subito abusi e violenze in Università sono tantissime, dentro e fuori l'Accademia di Napoli

I giorni prima dell’8 marzo saranno un momento decisivo per l’inchiesta che vede indagato Stefano Incerti, regista e docente dell’accademia di Belle Arti a Napoli, per il reato di molestie sessuali. Il professore, accusato da una sua allieva ventenne di aver preteso foto intime in cambio della promozione, ha negato tutto, definendo la vicenda «una gogna mediatica» e gli scambi tra i due dei «rapporti consensuali tra adulti».

Il 19 febbraio Incerti si è dimesso e, nel frattempo, ad aggravare la sua posizione sono arrivate le testimonianze di un’altra ragazza e il video-racconto della stessa studentessa, pubblicato da Fanpage la sera del 16 febbraio. Nell’intervista, reagendo alle smentite e ai dinieghi del professore, la ragazza racconta di aver subito «violenze sessuali dal professore, ordini, messaggi e avances», e richieste «inappropriate, come foto di nudi o di vestirsi in un determinato modo».

L’Accademia, che si è definita «addolorata» per la vicenda, ha commentato per bocca dei suoi vertici di essere dispiaciuta anche perché l’Istituto «perde un docente di grande esperienza e grande bravura che ha saputo dare molto ai suoi allievi e a questo luogo». Un dispiacere che, quando e se le accuse venissero appurate e confermate, si spera faccia presto a passare.

Ma come denunciato dalla stessa studentessa, la sua esperienza è “solo” una tra le tante. «Ho parlato con tante vittime – dice nel video – in Accademia negli anni sono state molestate tante ragazze». Non una di meno – Napoli, che già a dicembre 2019 si era mobilitata contro gli abusi in Accademia, ha denunciato su Facebook che «diversamente da quanto si sta narrando, l’abuso di potere da parte del docente in questione non ha colpito solo una nostra collega, ma negli anni siamo state in tantissime, purtroppo, ad essere state colpite dalla politica di terrore, dalla violenza e dalla possibilità di non sottrarci anche solo a ricevere un complimento non gradito, un messaggio su chat mai richiesto, obbligate a rispondere anche quando non avremmo mai voluto».

Le minacce avrebbero riguardato altre studentesse

E proprio in merito alla non eccezionalità dell’accaduto, le studentesse dell’Accademia delle Belle Arti hanno scritto una lettera aperta, pubblicata su Facebook da Non una di meno – Napoli, alla quale sono stati allegati alcuni screenshot che testimoniano l’abuso di potere di cui troppo spesso si servono docenti o assistenti nell’ambito dell’Università. Nella lettera, dal titolo “È successo a me, non deve succedere a te!“, si legge: «Ci chiediamo come questo docente, prima ancora che avesse i nostri indirizzi elettronici, avesse i nostri nominativi da usare per la ricerca su social network come facebook o instagram.»

«Abbiamo vissuto a lungo con umiliazioni pubbliche durante il corso di questo docente- continua la lettera – trattate malissimo e, per quelle tra di noi che avevano deciso di mandarlo a quel paese via chat, è iniziato un calvario, per alcune durato anni. Esami rimandati e esami a cui siamo state bocciate almeno tre volte, esami a cui ad alcune di noi ci è stato detto “sì, lo meritavi, ma se avessi accettato il mio invito sarebbe stato tutto più semplice, ritenta la prossima volta sarai più fortunata” esami che siamo riuscite a superare soltanto con la presenza di un accompagnatore/trice».

«Ad oggi quello che ci fa rabbia non solo è la re-interpretazione di una vicenda collettiva che agli occhi dei media e degli interessati vuole essere ridotta ad un unico caso singolo- scrivono ancora nella lettera aperta – ma ci fa ancora più rabbia la leggerezza con cui ci vengono date delle soluzione o ci vengono presentate delle strade che “avremmo dovuto prendere” quando non si ha la minima nozione di cosa ha rappresentato per noi vivere nel terrore per anni.»

Le altre testimonianze

Ma la questione è ancora più ampia. Va molto oltre le mura dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli. A raccogliere altre testimonianze in merito era stata l’associazione Mi Riconosci? Sono un professionista dei Beni Culturali, che intorno a giugno del 2019 aveva pubblicato un’inchiesta sulle discriminazioni di genere nell’ambiente della ricerca, dell’Università e del lavoro nel settore. I dati, ottenuti attraverso un questionario a cui avevano risposto 877 persone in diversi luoghi d’Italia, erano stati presentati alla Casa Internazionale delle Donne di Roma.

Alcuni dei racconti erano stati inviati da Mi Riconosci a Open. Questa è una selezione di alcune (e solo alcune) storie anonime, riportate da persone – specialmente donne – che hanno subito molestie o abusi sul luogo di studio o di lavoro nei Beni Culturali.

  • «Durante una riunione di lavoro, all’improvviso mi ha abbracciato e tentato di baciarmi; durante un colloquio, in altra occasione, mi ha fatto ammiccamenti, allusioni e ha tentato di chiudere la porta»
  • «(Ho subito una) proposta di rapporti sessuali in cambio di un posto in dottorato»
  • «Ho subito reiterati commenti sulla vita personale. A me e ad altre persone sono state scattate fotografie sul luogo di lavoro mentre sui monitor dei computer a noi vicini venivano trasmessi filmati pornografici»
  • «(A causa delle molestie) Per un lungo periodo non mi sono presentata agli esami, sono ingrassata, in generale sono entrata in depressione»
  • «Mi faceva battute, frecciatine molto esplicite, mani sui fianchi, cosce e seno»
  • «Ho dovuto lasciare un lavoro che svolgevo con piacere e successo da 10 anni perché ad un cambio di gestione il nuovo direttore tentava approcci fisici nonostante i miei ripetuti rifiuti, boicottava il mio lavoro, mi inviava messaggi privati ambigui, mi insultava davanti ai colleghi e addirittura tentava di raggiungermi in altre mie sedi lavorative nel tentativo di intimidirmi. Quando ho annunciato le mie dimissioni, non mi sono più state pagate le ultime ore di lavoro che ho svolto»
  • «(Quando ho denunciato) Mi è stato risposto che se avevo sopportate le molestie tanto a lungo, evidentemente la situazione mi piaceva. A pochi giorni di distanza dalla mia denuncia, sono stata bocciata ad un esame (il mio percorso universitario, fino a questo esame, era sempre stato eccellente: prima laurea magistrale conseguita in anticipo a 21 anni, seconda conseguita con lode in una disciplina completamente diversa) e mi è stato fatto capire che non ero più la benvenuta nella scuola e sarebbe stato meglio che io non lo ritentassi alla sessione successiva. Il docente in questione è ancora insegnante di quell’università, stimato e stipendiato»
  • «Ho subito un “corteggiamento” molto insistente con telefonate ed sms, nonostante la persona sapesse che avevo un compagno. A causa di tanta insistenza ho lasciato il cantiere»
  • «Durante una riunione di lavoro, all’improvviso mi ha abbracciato e tentato di baciarmi; durante un colloquio, in altra occasione, mi ha fatto ammiccamenti, allusioni e ha tentato di chiudere la porta»
  • «Ho pensato di essere io la persona in difetto»

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