Il salario minimo torna sul tavolo del governo. Iv vuole la revisione del reddito di cittadinanza
Il nuovo braccio di ferro nel governo giallorosso è sul salario minimo, soprattutto in vista della definizione dell’Agenda 2023. Lunedì gli alleati di governo si incontreranno per cercare di sciogliere i nodi, ma l’intesa sembra ancora lontana. L’emergenza Coronavirus ha obbligato un po’ tutti ad abbassare i toni, ora però la tensione si riaccende. La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, nell’ultimo tavolo ha riproposto la soglia di nove euro lordi l’ora.
Pd e Italia Viva però non ci stanno e anche Leu avrebbe avanzato delle perplessità. I democratici vorrebbero affidare la riforma a una commissione, anche sperimentando la misura su singoli settori soprattutto tra quelli che oggi registrano stipendi medi più bassi (edilizia ma anche servizi di vigilanza e pulizia).
Il partito fondato da Matteo Renzi vorrebbe aprire un confronto con le parti sociali: e nutrirebbe anche dei dubbi sulle categorie su cui testare la misura come vorrebbe il Pd. Ma la vera battaglia si giocherà su un’altra richiesta di Italia Viva: quella di mettere sul tavolo la revisione del reddito di cittadinanza. La senatrice Annamaria Parente sta già lavorando a delle proposte di revisione che auspica «possano diventare riflessione comune a tutte le forze di maggioranza con calma e alla luce di fatti e dati».
Nel vertice di maggioranza non si discuterà solo di salario minimo: tra i temi in agenda compaiono anche ammortizzatori sociali, formazione e pensioni. Si parla ancora di Quota 101, proposta dalla ministra pentastellata della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, che ha anche confermato Quota 100 non si tocca fino alla scadenza.
Il Reddito di cittadinanza non è in agenda e difficilmente la ministra Catalfo (M5S) potrebbe aprire alle richieste di Pd e Iv. Ma lunedì la questione potrebbe comunque entrare dalla finestra. Le modifiche considerate più urgenti riguardano la connessione con le politiche attive e il bilanciamento degli importi a favore delle famiglie più numerose.
Ancora sul salario minimo, prima di ritornare sui nove euro fissi, Catalfo aveva messo sul tavolo la possibilità di legare la soglia a una percentuale, prendendo come parametro il 70% della media delle retribuzioni previste dai contratti. La formula sarebbe però stata scartata per problemi di natura tecnica. «Continueremo a cercare la soluzione che non spacca le parti sociali e che sappia valorizzare le relazioni industriali», dice la sottosegretaria al Lavoro, Francesca Puglisi (Pd).
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