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“Tagliola” sulla discussione sul decreto intercettazioni. L’opposizione: «Priorità al dl coronavirus»

24 Febbraio 2020 - 16:37 Redazione
Il Carroccio aveva provato a fare ostruzionismo iscrivendo più di 100 deputati a parlare

Sì dell’Aula della Camera alla chiusura anticipata della discussione generale sul decreto legge intercettazioni: la proposta è passata oggi, 24 febbraio, con 299 voti a favore e 153 contrari. Ora si va verso il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità, dopo le quali il governo porrà la fiducia, che sarà votata domani. Lo stop anticipato alla discussione generale nell’Aula della Camera era stato richiesto da Emanuele Fiano del Pd: una proposta avanzata, dice, «per esaminare in questa settimana anche il decreto legge Coronavirus». Entra in azione la cosiddetta “tagliola”, per frenare l’ostruzionismo della Lega, che ha provato a ostacolare la conversione del decreto (obbligatoria, pena la decadenza, entro il 29 febbraio) iscrivendo a parlare più di un centinaio di deputati.

La polemica

La polemica monta da stamane in Parlamento. «Mentre il Paese affronta il problema del coronavirus, in modo surreale alla Camera esaminiamo il decreto intercettazioni, che non è urgente e semmai è divisivo», aveva detto nell’Aula della Camera Roberto Occhiuto (FI). «Affrontiamo subito il dl Coronavirus e poi, se il governo reitera il testo sulle intercettazioni, lo esaminiamo. La priorità non sono le intercettazioni ma la sicurezza dei cittadini». «Interrompete l’esame di questo decreto sulle intercettazioni e coinvolgete l’opposizione nell’affrontare l’emergenza del coronavirus», aveva chiesto nell’Aula della Camera Andrea Delmastro di Fratelli d’Italia, chiedendo uno stop dell’esame del dl intercettazioni. Una sua collega, Maria Teresa Baldini, si è presentata in aula con la mascherina. «Siamo davanti a un provvedimento divisivo, su cui si preannuncia una dura opposizione ed una ferma volontà della maggioranza di non farlo decadere. In momenti come questi il Parlamento non dia prova di polemiche ma semmai di consapevolezza», aveva risposto il deputato Pd Walter Verini chiedendo che «nel più breve tempo possibile» si chiudesse l’esame del decreto «per poi passare in un clima anche dialettico ma molto sereno al tema del coronavirus».

Salvini e il telefono

«È surreale che governo e maggioranza stiano facendo il braccio di ferro sulle intercettazioni nell’aula della Camera», aveva tuonato nel primissimo pomeriggio Matteo Salvini. «Il governo ritiri il decreto e il Parlamento si occupi di cose serie: siamo in mezzo a un’emergenza sanitaria ed economica e siamo disponibili a sederci a un tavolo per trovare soluzioni. Per quanto ci riguarda stiamo già ascoltando tutte le categorie produttive per capire difficoltà e criticità». «Il mio telefono è acceso giorno e notte, rispondo quotidianamente a decine di persone, le più diverse. Se il presidente del Consiglio vuole parlarmi è il benvenuto, non è pensabile che con i suoi potenti mezzi non riesca a rintracciarmi», dice anche rispondendo alle polemiche con il premier di questi giorni. «Il decreto sul coronavirus, proprio perché si tratta di un decreto, è già operativo ed è già incardinato nella commissione Affari Sociali della Camera», ribatte il capo politico dei 5 Stelle Vito Crimi. «Questo provvedimento non ha nulla a che a che vedere con il decreto intercettazioni quindi, che è al suo passaggio finale in Aula alla Camera. L’iter delle due misure può proseguire parallelamente senza che uno intralci l’altro».

In copertina ANSA/Riccardo Antimiani | L’aula di Montecitorio durante il voto di fiducia sulla legge di bilancio, Roma, 23 dicembre 2019.

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