Coronavirus e università: tutti i rischi per gli studenti fuori sede e con borse di studio
Era inevitabile aspettarsi conseguenze indesiderate dall’improvvisa impennata di contagi da Coronavirus in Italia. Nell’arco di soli tre giorni, i casi registrati hanno superato i 220, e, oltre all’isolamento dei comuni focolaio e ai coprifuoco, tra le misure previste per limitare la diffusione dell’epidemia c’è stata la chiusura di alcune università del Nord. Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Liguria: sono solo le prime regioni che hanno optato per la sospensione delle attività didattiche almeno fino al 1 marzo. Lo stop potrebbe essere prorogato fino al 14 marzo qualora per la situazione non si riuscisse a trovare un metodo di contenimento in tempi rapidi. E così via, fino a chissà quando. Ma mentre è immediatamente comprensibile la motivazione dietro la scelta delle regioni, appare molto meno chiara la sua conseguenza. Ad esempio: quali garanzie per gli studenti che vivono negli studentati e non possono usare mense o cucine comuni? E la discussione delle lauree, invece, è destinata a scalere di 4 mesi, o saranno istituite eventuali sessioni straordinarie? E chi salterà gli appelli previsti in questo periodo verrà tutelato per la quantità di Cfu necessari per garantirsi le borse di studio e gli alloggi universitari? Sono queste le domande che in queste ore si stanno ponendo migliaia di studenti in tutte le regioni coinvolte. L’associazione studentesca Link Coordinamento Universitario ha chiamato in causa direttamente il Miur e il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi – con il quale è saltata la seduta del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari.
Gli alloggi e le mense
«Chiaramente noi non siamo in disaccordo con le misure prese per le univeristà in questo momento delicato», dice a Open Camilla Guarino, coordinatrice di Link. «Bene che siano chiuse, sia per garantire un’attenzione alla diffusione del virus, sia per il suo monitoraggio. Ma alcune questioni non possono rimanere appese». «In questo momento esiste prima di tutto una questione che riguarda la gestione dei servizi», continua Camilla. «Ora le mense degli alloggi stanno chiudendo, e gli studenti fuori sede sono impossibilitati a utilizzare le cucine degli studentati (non sono un luogo sicuro, visto quante persone vi circolano). È necessario organizzare la permanenza degli studenti nelle città, che spesso non possono tornare nei loro luoghi d’origine per le ordinanze restrittive». Cosa fare dunque? «Si potrebbero assicurare dell agevolazioni sui pasti comprati nei bar – dice ancora Camilla – o magari si potrebbe mantenere l’apertura delle cucine mense, facendo in modo che gli studenti possano prendere i pasti senza rimanere per forza in mensa»
Diritto allo studio: CFU e agevolazioni
Come scrivono anche nel comunicato stampa, le conseguenze potrebbero riversarsi anche sui criteri per ottenere le borse di studi e gli alloggi: «la sospensione delle attività didattiche e degli esami di profitto – dicono da Link – potrebbe comportare l’impossibilità di conseguire i CFU necessari a mantenere la borsa di studio, il posto alloggio e i servizi del diritto allo studio, oltre al rischio di poter perdere le agevolazioni per le tasse universitarie». «Sul piano nazionale, invece, chiediamo chiarimenti dal punto di vista dei criteri di metodo per le borse di studio», continua Camilla. «Ci saranno delle misure in grado di tutelare gli studenti che si trovano indietro di Cfu non per loro demerito?».
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