Coronavirus, l’emergenza affonda le borse. Piazza Affari la peggiore con -5,43%: “Bruciati” 30 miliardi di euro
Giornata difficilissima per Piazza Affari: sull’effetto del Coronavirus, che ha coinvolto anche le altre Borse europee, l’indice Ftse Mib ha chiuso lasciando sul terreno un -5,43% a 23.427 punti e il Ftse All share ha chiuso in ribasso del -5,51% a quota 25.431. La seduta drammatica di Piazza Affari ha causato una riduzione della capitalizzazione del paniere dei titoli principali della Borsa di Milano (indice Ftse Mib) di 30 miliardi di euro. «L’impatto economico potrebbe essere fortissimo», ha detto il premier Conte in serata.
Nel paniere principale della Borsa di Milano, che da solo ha “bruciato” 30 miliardi di capitalizzazione e con diversi titoli passati dall’asta di volatilità, l’azione peggiore è stata quella della Juventus, che ha perso l’11,8% a quota un euro, seguita da Ferragamo (-8,9%) e Nexi, che ha ceduto l’8,6% finale. Banco Bpm, Ubi, Exor e Fca sono scivolati di oltre il 6%, Intesa si è mossa in linea con il listino, Eni, Enel e Unicredit di oltre quattro punti percentuali.
Tim ha provato a tenere con un calo del 3,9% mentre tra i titoli a minore capitalizzazione Risanamento è scivolato del 15% e Unieuro del 14%. In controtendenza It Way (+7%) e Alerion, che ha chiuso con un +6 punti percentuali. Sulla parità il gruppo editoriale Gedi.
In Europa
L’effetto coronavirus ha colpito tutti i mercati azionari del vecchio continente: Francoforte ha chiuso in calo del 4,01%, Parigi in ribasso del 3,94%, mentre Londra ha perso il 3,34% finale. La difficile giornata ha portato a una riduzione dell’indice Euro stoxx 600, dove sono riuniti i principali gruppo quotati del Vecchio continente, del 3,79%, che corrisponde a 352 miliardi di euro “bruciati” in una sola seduta.
Intanto, anche Wall Street accentua le perdite. Il Dow Jones perde 1.065 punti, lasciando sul terreno il 3,71% a 27.917,91 punti. Il Nasdaq cede il 4,12% a 9.182,32 punti. Lo S&P 500 arretra del 3,66% a 3.215,68 punti. Gli investitori iniziano a fare i conti con la possibilità di una severa recessione globale a causa del coronavirus, seguita da una rapida ripresa una volta che l’emergenza sarà sotto controllo. Un’ipotesi che spinge l’attenzione sulla Fed, dalla quale è atteso un taglio dei tassi di interesse forse già nel mese di marzo.
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