Coronavirus, Conte: «Un focolaio nato perché un ospedale non ha rispettato i protocolli»
In Italia al momento ci sono due focolai di Coronavirus, uno dei quali dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Frontiere su Rai1: «è nato complice un ospedale che non ha osservato determinati protocolli, favorendo la nascita di uno dei due focolai. Comunque – ha aggiunto – al momento abbiamo due precisi focolai, che cerchiamo di contenere con misure draconiane». Misure come l’isolamento sia del paesino di Vo’ Euganeo nel Padovano che dei dieci comuni nel Basso Lodigiano, con oltre 50 mila persone in quarantena.
E mentre i casi italiani confermati arrivano a 230, non ci sono ancora sviluppi concreti dalla ricerca del paziente zero, sul quale ieri si erano concentrati i sospetti a proposito di un agricoltore veneto che era stato nei giorni scorsi nel Lodigiano, poi risultato negativo: «Non siamo ancora all’individuazione del paziente zero – ha chiarito Conte – Stiamo individuando una mappa che riguarda una tracciatura anche genica, ma non siamo ancora nelle condizioni di dire da dove sia venuto».
Scontro con i governatori
Ai sospetti del premier, segue l’attacco contro le Regioni che ha infiammato le polemiche con i governatori del Nord alle prese con l’emergenza. Conte ha ipotizzato di «contrarre le prerogative dei governatori», se il coordinamento tra i sistemi sanitari nazionali non riuscisse a contenere il coronavirus. Una proposta che per il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, è «irricevibile e, per certi versi, offensiva. Parole in libertà – ha aggiunto – che mi auguro siano dettate dalla stanchezza dalla tensione di questa emergenza». Durissima la reazione dalla Lega, con il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, che ha bollato l’idea dei “pieni poteri” di Conte «quasi da fascista».
A fine serata è poi arrivata una nota di Palazzo Chigi, nella quale Conte ha ribadito di essere «pienamente soddisfatto del livello di collaborazione sin qui tatuato coi presidenti delle Regioni interessate nella gestione dell’emergenza sanitaria. Il coordinamento tra i vari livelli istituzionali funziona molto bene – continua la nota – ed è fondamentale per riuscire a contenere nel migliore dei modi quest’emergenza. Così è stato a oggi e così dovrà essere anche in futuro con tutte le regioni, con le quali bisogna essere pronti a creare iniziative ancor più coordinate laddove necessario».
Il parere degli esperti
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