Fortissima risposta della comunità cinese a Zaia dopo l’uscita sui «cinesi che mangiano i topi»: «Basiti da offese gratuite e calunnie»
February 28, 2020
«Li abbiamo visti tutti i video coi cinesi che mangiano i topi vivi». Queste parole, pronunciate dal governatore del Veneto Luca Zaia nel corso di un’intervista a proposito dell’emergenza Coronavirus, hanno innescato una serie di accese polemiche, culminate in una fortissima risposta da parte della comunità cinese che – tramite il portavoce dell’ambasciata cinese in Italia – ha risposto all’offesa del governatore con una presa di posizione netta.
«In un momento cruciale come questo, in cui Cina e Italia si trovano fianco a fianco ad affrontare l’epidemia, un politico italiano non ha risparmiato calunnie sul popolo cinese. Si tratta di offese gratuite che ci lasciano basiti. Ci consola il fatto che moltissimi amici italiani non sono d’accordo con tali affermazioni e, anzi, le criticano fermamente. Siamo convinti che quelle parole non rappresentino assolutamente il sentire comune del popolo italiano».
«Il popolo italiano è un popolo civile e nostro amico. Il nuovo coronavirus – sottolinea l’ambasciata cinese a Roma – è un nemico comune, che richiede una risposta comune. In un momento così difficile, è necessario mettere da parte superbia e pregiudizi, e rafforzare la comprensione e la cooperazione al fine di tutelare la sicurezza e la salute comune dell’umanità intera».
In serata, lo stesso governatore era ritornato sulla sua espressione infelice e aveva tentato di aggiustare il tiro: «Mi spiace che qualcuno abbia montato una polemica su questo, non ho mai detto che i cinesi non si lavano. E mi scuso se ho ho urtato la sensibilità di qualcuno».
Zaia ha sostenuto dunque di essere stato «frainteso da alcuni» e da altri «volutamente strumentalizzato». «La mia – ha proseguito il presidente della Regione Veneto – era una riflessione che non voleva offendere nessuno; si riferiva alla montagna di materiale e video, molti dei quali fake, che pesano sulla “reputazione” di questo virus». «È indubbio – ha concluso – che le condizioni che abbiamo qui sono diverse da quella in Cina. Ma il qualunquismo e la generalizzazione non sono nel mio stile».
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