Il coronavirus non ferma la battaglia per Patrick Libero: gli studenti organizzano un mail-bombing per Di Maio
L’emergenza coronavirus ha causato la chiusura delle Università in Emilia Romagna, ma non ha interrotto le iniziative a sostegno di Patrick George Zaki, lo studente egiziano del master GEMMA di Bologna incarcerato dalle autorità egiziane lo scorso 7 febbraio. Nonostante siano stati proibiti i cortei e le manifestazioni per contenere il rischio contagio, gli studenti non hanno perso occasione per far sentire la propria voce.
Il 27 febbraio, dalla pagina Facebook Patrick Libero è stata lanciata una campagna di mail-bombing verso la Farnesina, per esortare chiunque volesse contribuire alla causa di liberazione dell’attivista a mandare un’email a Luigi Di Maio e all’Unità anti crisi. Lo scopo è quello di chiedere «al governo italiano di richiamare l’ambasciatore italiano per consultazioni e di dichiarare l’Egitto di Al-Sisi, che da anni dimostra di calpestare i diritti umani, paese non sicuro».
«Con questo mail-bombing vogliamo risvegliare l’attenzione del governo italiano sull’ingiusta detenzione di Patrick e sulla violazione dei suoi diritti», ha raccontato Sofia Selighini, compagna di corso di Patrick di 23 anni. «Il governo italiano ha fatto tante dichiarazioni su questa vicenda, ora è venuto il momento di impegnarsi concretamente».
Le condizioni di Patrick non sono note, e il quadro generale non fa ben sperare. L’appello della difesa per la scarcerazione stato respinto il 15 febbraio, e il 22 febbraio la sua detenzione è stata prolungata fino al 7 marzo, quando avrà luogo una nuova udienza.
Il testo della mail
Oggetto: Libertà per Patrick Zaki
Testo della mail:
Al Ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio,
Le scrivo in merito alla situazione di Patrick George Zaki. Patrick è uno studente di 28 anni dell’Università di Bologna, vincitore di una prestigiosa borsa di studio Erasmus Mundus erogata dall’Unione Europea. È stato sequestrato venerdì 7 febbraio dalle forze di sicurezza egiziane al suo arrivo all’aeroporto del Cairo, dove era tornato per una breve vacanza.Zaki è poi letteralmente scomparso per 24 ore durante le quali, secondo le testimonianze degli avvocati egiziani e fonti quali la ong Egyptian Iniziative for Personal Rights e Amnesty International, è stato torturato a anche con scosse elettriche. Le cinque accuse mosse contro Patrick, tra cui la sovversione, sono totalmente infondate.
Dopo l’udienza dello scorso 22 febbraio il giudice ha deciso di rinnovare la detenzione di Zaki di 15 giorni per la seconda volta, una strategia spesso adottata dal regime egiziano per tenere i prigionieri politici in cella il più a lungo possibile senza l’avvio di un processo.
Le forze di sicurezza egiziane che hanno sequestrato Zaki appartengono allo stesso apparato (la NS) che è stato già coinvolto nel sequestro e nell’assassinio del ricercatore Giulio Regeni nel 2016. Non è accettabile continuare a mantenere rapporti economici e diplomatici con un Paese come l’Egitto di Al-Sisi, che da anni dimostra di calpestare i diritti umani.
Per questo chiedo al Ministero degli Affari esteri di richiamare immediatamente l’ambasciatore italiano in Egitto per consultazioni e di dichiarare l’Egitto un Paese non sicuro.
Grazie per l’attenzione.
Cordiali saluti.
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Immagine di copertina: Twitter