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Spagna, lo studente italiano che ha portato il coronavirus a Segovia scrive agli amici: «Si sente in colpa»

29 Febbraio 2020 - 12:59 Redazione
Il 18enne è in buone condizioni di salute, sotto osservazione centinaia di ragazzi che vivono nella stessa residenza universitaria

Il 18enne italiano, studente dell’IE University di Segovia, è in buone condizioni di salute: riscontrata la positività al Coronavirus giovedì 27 febbraio, la stampa spagnola sta seguendo la vicenda con molta attenzione perché è il primo caso di contagio in tutta la regione di Castilla y León. Il giovane è tornato nella città spagnola, a 90 km da Madrid, dopo un viaggio a Milano dal 21 al 23 febbraio.

Le sue condizioni sono buone: presenta una patologia respiratoria virale lieve e stabile: non necessita di nessun trattamento particolare. Il problema è che il ragazzo viveva in una residenza per studenti, The Factory, dove sono ospiti altri 150 ragazzi: il sistema sanitario spagnolo ha stabilito un protocollo per la vigilanza degli inquilini.

Mentre si cerca di ricostruire i contatti più stretti avuti dallo studente, è stata attivata una sorveglianza attiva con restrizioni negli spostamenti a tutti i ragazzi che hanno incontrato il 18enne italiano. «Ci ha scritto su Whatsapp per dirci di stare tranquilli, che sta bene e che la febbre si è abbassata», ha raccontato Giulia a El Mundo, un’amica italiana che studia nello stesso campus del ragazzo.

«Si sente colpevole a causa del viaggio fatto a Milano», ha aggiunto la ragazza che ha raccontato di una situazione non proprio calma nella residenza universitaria. Sarebbe stato chiesto al compagno di stanza dell’italiano di non uscire dalla sua stanza e l’assessorato alla Salute della Castilla y León avrebbe inserito tutti i residenti di The Factory «sotto stretta sorveglianza epidemiologica».

Con loro, scrive il quotidiano spagnolo, anche 100 persone che hanno il ragazzo avrebbe incontrato dopo il suo ritorno dall’Italia. Dovranno misurarsi la febbre due volte al giorno e inviare una mail quotidiana alle autorità sanitarie che così potranno monitorare l’evoluzione dei singoli casi.

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