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Guerra in Siria, migranti bloccati al confine greco-turco. Il premier Mitsotakis: «Non passerà nessuno»

L'Europa prova a correre ai ripari convocando una riunione straordinaria dei ministri degli esteri dell'Ue, mentre la Grecia mostra il pugno di ferro ai rifugiati: «Tornatevene in Turchia»

Decine di migliaia di rifugiati si accalcano al confine tra Grecia e Turchia. E così a Bruxelles è scattato il campanello d’allarme dopo che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha deciso di aprire la frontiera con Atene in risposta al silenzio dell’Europa sull’offensiva di Bashar al Assad a Idlib e agli attacchi contro i militari turchi.

L’Alto rappresentante Ue Josep Borrell ha quindi convocato per la prossima settimana, anche su richiesta della Grecia, una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri degli Esteri Ue. E intanto al confine greco i migranti sempre più disperati per ottenere un lascia passare per l’Europa sono stati dispersi lungo il fiume Evros, che segna il confine tra Grecia e Turchia e caricati con gas lacrimogeni.

La risposta della Grecia

«È un’invasione organizzata dalla Turchia», ha tuonato Karampatzakis Giorgos, il sindaco del villaggio di marassi, vicino al fiume Evros. Una situazione per cui la Grecia ha dichiarato lo stato di massima allearta: «Il nostro consiglio di sicurezza nazionale ha deciso di innalzare a massimo il livello di protezione alle frontiere», ha detto il premier Kyriakos Mitsotakis al termine di una riunione di governo. Atene ha quindi deciso di rafforzare le pattuglie alle frontiere marittime e terrestri e di sospendere le richieste di asilo per coloro che entreranno illegalmente nel Paese, ha aggiunto il portavoce del governo Stelios Petsas.

La Grecia, che ospita già migliaia di migranti sulle sue isole, in particolare a Lesbo dove la situazione umanitaria per i tanti rifugiati è già disperata, ha deciso che non permetterà nessun ingresso illegale nel Paese. Ma non solo. Il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha annunciato che Atene non accetterà neanche nuove domande di asilo per un mese e ha avvertito i migranti, che premono sempre più numerosi  alla frontiera con la Turchia, di «non tentare di entrare illegalmente in Grecia» perché saranno «respinti».

Il premier Mitsotakis avrebbe anche voluto un sistema automatico di messaggi per i cellulari stranieri che si avvicinano al confine: «Nessuno può attraversare i confini greci», recita. «Coloro che tentano di entrare illegalmente saranno bloccati»». I migranti premono anche via mare: tentano di raggiungere la Grecia, nelle isole egee, con i barchini. Stamane quattro gommoni con circa 220 persone sono attraccati a Lesbo e un quinto a Samos.

L’Europa contro Erdogan

Al grido di «Tornatevene in Turchia», i locali hanno impedito che dai gommoni sbarcassero una cinquantina di rifugiati, tra i quali anche bambini. E intanto il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato la «piena solidarietà alla Grecia e alla Bulgaria, la Francia è pronta a contribuire agli sforzi europei per prestare loro assistenza rapida e proteggere le frontiere. Dobbiamo agire insieme per evitare una crisi umanitaria e migratoria».

La decisione di Erdogan ha quindi messo in moto una spirale di eventi che potrebbe sfociare in una nuova crisi di rifugiati che l’Europa pensava di aver risolto con l’accordo del 2016 con la Turchia. Ad Ankara erano stato offerti 6 miliardi di euro per il blocco dei flussi di migranti verso l’Europa. Ma Erdogan è tornato, come promesso nei mesi precedenti, a bussare alla porta di Bruxelles aprendo le frontiere al passaggio di migliaia di migranti disperati.

Dal 2016 la Turchia ha accusato l’Europa di non aver mantenuto fede alle condizioni dell’accordo, e il rais turco ha frequentamene sventolato davanti ai palazzi di Bruxelles, terrorizzata da un nuovo influsso di rifugiati, la possibilità di aprire i confini per il passaggio di migliaia di migranti verso l’Europa. La Turchia ospita già 3.6 milioni di rifugiati siriani e l’offensiva lanciata da Assad nel nordovest della Siria ha innescato una nuova crisi di profughi siriani accalcati verso il confine turco.

La situazione in Siria

Intanto in Siria continua l’offensiva di Erdogan contro Assad, dopo che 33 soldati turchi sono stati uccisi dagli attacchi di Damasco lo scorso 27 febbraio. Nelle ultime ore Ankara avrebbe ucciso diciannove soldati siriani, morti nel bombardamento di un convoglio nella zona di Jabal al-Zawiya e in un campo militare vicino alla città di Maaret al-Noomane, nel sud della provincia.

La Turchia ha anche colpito due aerei governativi, portando Damasco a chiudere lo spazio aereo sopra a Idlib.

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