Coronavirus, chiude Sonia, il ristorante cinese più famoso di Roma: «Sono rimasta sola, non posso fare magie» – L’intervista
“Sonia all’Esquilino”, per chi non la conoscesse, è un’istituzione in fatto di ristoranti cinesi nella Capitale. E se anche lei che guida il primo locale orientale aperto a Roma – riscuotendo un successo crescente anno dopo anno – ha deciso di chiudere i battenti almeno per un po’, allora davvero significa che il Coronavirus ha modificato le consuetudini dei romani e dei residenti del quartiere Esquilino, dove vive la gran parte della comunità cinese a Roma.
Hang Zhou (questo il nome originale del ristorante) si ferma almeno fino al 30 aprile, poi si vedrà. «Sono stata costretta a chiudere», spiega a Open rassegnata Sonia Zhou, una star per gli amanti della cucina orientale.
Sonia, ha mai chiuso il locale prima d’ora?
«Mai, proprio mai. È la prima volta in assoluto in tutta la vita. Questo virus ha colpito anche me, che non ho mai rinunciato ad aprire il mio ristorante».
Perché questa decisione?
«Non è per i clienti, anche se certamente sono diminuiti. È che i miei dipendenti hanno scelto di non venire a lavorare per paura del virus. E io sono sola, non posso fare nessuna magia. È così e basta, anche se mi dispiace moltissimo di dover chiudere il mio locale, specie per i miei clienti.
La psicosi del virus ha coinvolto anche il mio staff. Sono stata costretta: se nessuno viene a lavorare, io resto sola e devo chiudere per forza. Ho dovuto accettare la realtà».
Fino a quando ha deciso di tenere chiuso?
«Per ora fino al 30 aprile. Tutti dicono che con l’arrivo del caldo il virus se ne andrà. Le alte temperature ci aiuteranno a debellarlo e la situazione tornerà nella norma. Allora spero che potremo riaprire e in estate niente ferie. Questo virus ci ha cambiati, non ho mai visto un clima di emergenza simile».
Come crede che reagiranno i suoi clienti a questa notizia?
«Molti di loro non lo sanno ancora. Ho appena annunciato la chiusura sui nostri canali social ma non sarà sufficiente. Per questo io resto qua e non mi muovo. Se i miei clienti vengono qui e trovano chiuso troveranno me. Offrirò loro the, caffè e spiegherò come stanno le cose. Io non me ne vado».
Che farà il suo personale?
«Chi è cinese ha già comprato il biglietto per la Cina, per tornare a casa, nei luoghi d’origine. Non vuole più stare in Italia, per il momento».
Non è viva anche lì la paura del contagio?
«No, nella nostra zona – vicino a Shanghai – non c’è più alcun pericolo da almeno quattro giorni. La gente sta tornando a lavorare. Ecco perché la famiglia sta richiamando chi è in Italia, a rischio contagio. E io devo rispettare la loro scelta».
E lei che farà con il suo ristorante chiuso?
«Io non mi muovo da qua. Chi vuole venire mi trova qui. Il mio telefono resta acceso tutti i giorni per tutti i miei clienti. Poi non lo so come si mette nel futuro. Vediamo come va, speriamo finisca presto. Come dice mia nipote, “questo virus è veramente cattivo”. Non c’è medicina, non c’è vaccino. Ci si protegge solo stando in isolamento».
E quando sarà finita l’emergenza?
«Appena finisce invito tutti, faccio entrare tutti. Il giorno in cui riprenderemo l’attività offrirò da mangiare e da bere a tutti i miei clienti per ringraziarli di essere tornati nel mio locale».
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