Ventitré anni, in servizio da poco: quello che sappiamo sul carabiniere di Napoli che ha sparato al 15enne
Ventitré anni, otto in più rispetto al giovane a cui ha sparato, anche lui di origini napoletane. Carabiniere semplice, primo gradino della scala gerarchica. Soltanto tre mesi fa ha concluso il suo addestramento, probabilmente quella è stata la prima volta in cui ha sparato fuori da un’esercitazione.
Era in servizio in un paese del Bolognese, si trovava a Napoli in vacanza: una visita ai parenti e alla fidanzata di 19 anni. Ed è proprio per difendere lei che dice di aver sparato. «Non volevo uccidere. Ho sparato per difendere me e la mia fidanzata», afferma il giovane al pm davanti al suo avvocato. Come riportano La Repubblica e Il Corriere della Sera.
Figlio di un brigadiere, ha vissuto a Napoli durante l’infanzia e l’adolescenza. Ha raccontato che è stato aggredito mentre era in macchina con la sua fidanzata: due giovani si sono avvicinati a bordo di uno scooter, uno di loro – Ugo, il ragazzo ucciso – ha estratto una pistola, che poi si è rivelata falsa, e ha chiesto all’uomo di consegnargli il Rolex che aveva al polso.
Il carabiniere dice di essersi identificato, ma, vedendo che i due giovani non desistevano, ha sparato, anche perché assicura di essere stato convinto che la pistola fosse vera. È stato lui a chiamare gli agenti subito dopo e a chiedere l’intervento di un’ambulanza. Tre i proiettili esplosi, di cui due hanno colpito il 15enne. Il carabiniere ora è indagato.
Matteo Salvini ha difeso l’agente: «La morte di un 15enne è una tragedia, ma un carabiniere non può passare per assassino». Fratelli d’Italia ieri, primo marzo, ha chiesto l’intervento dell’esercito a Napoli. Pd, Italia Viva e M5s hanno invece espresso solidarietà ai sanitari.
Il pronto soccorso dell’ospedale Vecchio Pellegrini è stato distrutto infatti dai familiari del 15enne, dopo la notizia della sua morte, deceduto mentre era in rianimazione dove era stato portato in condizioni disperate.
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