Coronavirus. Che cosa succede al Niguarda di Milano? Il fact-checking sull’audio Whatsapp
Dobbiamo tornare a parlare di un audio circolante su WhatsApp, riguardante nuove affermazioni da parte di presunti operatori sanitari, che diffondono il panico, con affermazioni infondate sulla situazione degli Ospedali italiani, chiamati ad affrontare l’emergenza dell’epidemia di Covid-19.
Stavolta parliamo dell’Ospedale Niguarda di Milano. In generale le affermazioni girano attorno a presunte decisioni su chi potrà vivere oppure no, frutto di fraintendimenti – passati anche attraverso i media – di quello che è il normale triage seguito dai medici in situazioni di emergenza nel caso di scarsità di mezzi.
Abbiamo contattato l’ufficio stampa del Niguarda permettendogli di replicare alle principali affermazioni della fonte audio, tutte per altro contestualizzate, attraverso i bollettini regionali.
«Ridotti i posti letto dei reparti tradizionali e bloccati gli interventi chirurgici, per i reparti Covid»
La situazione descritta dal presunto operatore sanitario fa pensare ad un crollo delle capacità della struttura ospedaliera, dove gli interventi chirurgici vengono annullati per fare spazio a chi è affetto da Covid-19. Non vengono precisati però i criteri di questa riduzione, che appaiono drastici dal tono della narrazione. Sarà veramente così?
«Questa è una indicazione della Regione Lombardia – conferma l’Ufficio stampa – Da due settimane sono stati ridotti gli interventi chirurgici. Sono indicazioni riportate in tutti i siti della Regione, da almeno due settimane. Così stiamo riducendo all’indispensabile l’attività chirurgica».
«Trenta intubati Covid […] Tanti giovani con polmoniti orribili»
L’Ufficio stampa del Niguarda non ha le competenze per rispondere dei numeri – per altro in continua evoluzione – in sostanza però assicurano che non risultano casi incoerenti coi dati epidemiologici, che «sono uguali in tutti gli ospedali».
«La percentuale delle persone maggiormente affette da Covid-19, con sintomi tali da essere ospedalizzate – continua l’Ufficio stampa – è di pazienti in maggior parte over sessanta. Ci sono anche casi di persone più giovani, i cui sintomi sono tendenzialmente più lievi. Tutto in linea coi dati ufficialmente rilasciati dalla Regione Lombardia».
Il Niguarda lancia inoltre un appello al fine di «non far trapelare informazioni errate attraverso WhatsApp o altre fonti non ufficiali. La Regione dà quotidianamente il bollettino, anche con una differenziazione per fasce di età. Non vale tanto il singolo ospedale, quanto il dato complessivo regionale: il numero dei giovani ricoverati è decisamente più basso rispetto a quello degli anziani».
«I medici non vengono più messi in quarantena o a screening con tampone»
Resta l’affermazione più preoccupante, in base alla quale non si sarebbe più in grado di monitorare lo stato di salute di medici e infermieri. Cosa che comprometterebbe ogni misura di contenimento dell’epidemia.
«I tamponi continuano a essere fatti nei casi sospetti – conclude l’Ufficio stampa – a maggior ragione sul personale sanitario. Sarebbe un controsenso fare diversamente».
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